Parlo da solo e non sono il solo. Molti parlano da soli per
strada, o così sembra ad uno sguardo superficiale. La prima volta che ebbi
quest’impressione fu a Riva del Garda, ormai una vita fa. Ricordo che stavo
guardando incuriosito il colore di un gelato che qualcuno aveva appena comprato
e si stava gustando con evidente piacere. Ho rimosso il colore che mi sembrava
improbabile per un gelato, magari era gusto Puffo, ma sul gelato non ho altri
particolari da aggiungere. Il mio sguardo infatti venne presto rapito da
un’altra situazione, una persona che passava non lontana da me e parlava da
sola. Non capivo perché stesse gesticolando come se discutesse animatamente con qualcun altro che però non vedevo. Rimasi per un tempo
imprecisato a fissare quell’uomo senza capire se era scemo o se avesse solo
bevuto, poi mi resi conto che in mano teneva un oggetto e parlava con quello,
era uno dei primi cellulari che si trovavano in commercio. Solo dopo capii cosa
faceva, e anni più tardi pure io cominciai a comportami come lui, iniziai a
parlare apparentemente da solo mentre prima lo facevo realmente. Che di tanto
in tanto io parli proprio da solo è vero, lo confesso. Mi racconto cose,
immagino di discutere mentalmente con qualcuno, penso talvolta a voce alta e ho
bisogno di farlo anche solo con qualche parola, per capire meglio il senso del
ragionamento. Mi capita poi di parlare da solo con altri, per fortuna poche
volte, e succede quando dico cose senza essere ascoltato veramente, oppure sono
io che lascio parlare gli altri senza ascoltarli. So che è sbagliato, ma l’ho
fatto. Comunque sia la solitudine, che entri trionfalmente oppure dall’ingresso
secondario, non manca mai, sa come tornare ed è praticamente impossibile non scambiare con lei
alcune parole ogni tanto. Ciao, Viz.
Silvano
C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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