Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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In quest’ottica mi sembra che verniciare un muro aiuti a contrastare l’umore nero, che fare una gita aspettando i momenti difficili in arrivo aiuti a sopravvivere e comunque a far vivere meglio gli altri (esperienza personale vissuta a mio beneficio, come sai benissimo), che avvitare una lampadina a basso consumo al posto di una ad incandescenza ancora perfettamente funzionante sia un ottimo antidoto contro il senso d’impotenza. Una lampadina in certi casi è geniale, a suo modo, e ugualmente lo è un interruttore tradizionale che va a sostituire un variatore, pure questo perfettamente funzionante ma a sua volta superato dai tempi. Ciao Viz.
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Un’altra è quella di iniziare a camminare a passo svelto, più svelto ancora, e distanziare le immagini che non voglio vedere, senza mai voltarmi indietro e lasciare che parte della mente si azzeri con un atto volontario.
Potrei fare esercizi di meditazione, iscrivermi a corsi che possano aiutarmi in questo, recuperare ciò che in passato ho parzialmente utilizzato ma, in questo caso, ammetto di non crederci molto. Il potere che desidero non è alla mia portata.
Altre vie ci sono, certo, ne sono sicuro, ognuna a suo modo utile e valida, nessuna tuttavia che si offra come soluzione perfetta.
La cosa forse migliore è accettare la realtà soggettiva, rubare dove posso un po' di serenità, magari ad attimi, ad ore. Alcuni alberghi sembra si possano affittare proprio ad ore ma non sono quelli che cerco.
Quindi resto qui, rispetto gli impegni, accetto quello che viene e sopravvivo sino a domani. Ed è già molto. Nessuno potrà mai essere sicuro del domani. Ciao Viz.
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Ho visto una faccia scura, un po' mi faceva paura e un po' mi deprimeva. L’ho evitata. Ho ascoltato lamenti per aumenti, per malattie, per incidenti e per la sfortuna che si accanisce. Ho cercato di non ascoltare e di pensare ad altro. Sono andato alla ricerca di qualcosa che ho perduto, non ho ovviamente trovato nulla e, dopo, non sapevo neppure con chi lamentarmi della cosa avendo perduto per sempre chi avrebbe potuto capire. E allora cosa fare visto che il dolore esiste e si muore di malattia, che a volte il nervoso ha il sopravvento, che ci sono incidenti ed aumenti, che la sfortuna si riposa raramente, qual è la scelta giusta? Lo so, conosco già la tua risposta, è così. Ciao Viz.
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Non ha senso tenere accesa la luce quando non c’è nessuno nella stanza. Non è una regola assoluta, ovviamente, e non è uno dei peccati capitali, anzi, potrebbe quasi essere in contrapposizione al secondo. Nel mio caso ho due riflessioni in proposito. La prima è che a mia madre le luci accese davano un senso di sicurezza, era un suo bisogno forse legato agli anni dell'infanzia di povertà e più di una volta ha detto che sarebbe stata al buio a sufficienza una volta morta. La seconda è che ho un bagno cieco e che una piccola luce accesa mi aiuta a superare questo senso di chiusura innaturale, e anche di notte faccio uso di quei punti luce piccoli e dal consumo minimo tipici per le stanze dei bambini. Poi non devo esagerare, ed effettivamente è privo di senso lo spreco di energia per illuminare locali vuoti, quindi serve come in ogni caso una soluzione di compromesso che, alla lunga, diventa abitudine. Un buon aiuto mi viene dalla tecnologia che fa passi enormi in molti campi e riesco così ad avere la stessa qualità e quantità di illuminazione utilizzando lampadine moderne a basso consumo. Poco alla volta pure io, noto dinosauro fossile vivente, mi adatto e muto i comportamenti, prima di estinguermi com’è nel destino comune. Ciao Viz.
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