Quando è stata l’ultima volta che ho pianto per te? Lo so, se ci penso, ma mi sono ritrovato a fare un lavoro schifoso che non auguro a nessuno e a rendermi conto che se fosse stato qualche tempo prima avrei pianto. È questo che mi permette di fare ancora il lavoro di merda, solo questo. In passato ci avevo provato e poi ho dovuto interrompere, non era ancora il momento. E adesso dovrei essere soddisfatto della mia efficienza da distruttore di ecosistemi destinati a durare, progettati per esistere e abbattuti come se non servissero più? Non mi piace nulla di quello che faccio. Non è come spostare mattoni, impilare cassette di frutta, finire una lunga camminata in montagna o terminare l’imbiancatura di una parete. Quella è fatica fisica che riposa la mente e alla fine il sonno arriva ristoratore. Piangere è un piacere sottile che mantiene la presenza e perdere l’opportunità del pianto non mi piace. Forse sbaglio col mio sistema di riferimento, sicuramente sbaglio io. Tu però evita di sparire malgrado quello che faccio. Ciao Viz.
Silvano C.©
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