Si ritrovò per caso, non per scelta, a Piandimezzo. Non fu invece il caso ad innescare gli eventi che lo portarono in quel luogo gelido in inverno, con le case chiuse ancor prima del calare della sera, con la gente cordiale ma poco avvezza agli estranei, e lui era un estraneo. Fu la necessità di avere un senso, di conquistare l’autonomia e di andare avanti. E quando si va avanti non sempre è nota la meta finale, solo che è avanti.
A Piandimezzo la sera era già notte, e la notte durava più a lungo che in ogni altro luogo sperimentato. La sua esperienza tuttavia non era tale da permettergli un giudizio oggettivo e subiva semplicemente la situazione. Iniziò così a cogliere diversamente ogni nuova opportunità che gli veniva concessa perché era finito il tempo della leggerezza e doveva mettersi in gioco sul serio, operando scelte e mettendo in conto le sconfitte inevitabili. Gli serviva un nuovo ordine per le priorità, a Piandimezzo.
E successero cose, tante cose. Imparò a sostituire le patate con le mele. Capì di essere negato per le scalate ardite. Intuì di non avere doti da artista ma solo da buon artigiano amatoriale. Guardò le donne con occhi diversi senza bisogno di occhiali. Rimase una breve stagione, un soffio, e quando partì non gli rimase alcun rimpianto. Aveva imparato a rubare fingendosi generoso e i giudizi cominciarono a scendergli addosso senza bagnarlo troppo, solo lo stretto necessario.
Ora, dopo anni, confonde un po' i fatti, li rimescola nella memoria a suo vantaggio e non intende assolutamente tornare a vivere a Piandimezzo.
Ciao Viz. credo che tu condivida, del resto ti ho raccontato quasi tutto. Quasi…
Silvano C.©
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