Possediamo,
per un breve tempo, la libertà di scegliere come utilizzare il tempo. Poi il
nostro tempo sarà finito, le nostre scelte avranno prodotto qualche effetto
(speriamo), resteremo nella memora (per poco tempo), e non porteremo nulla
oltre il tempo che ci è toccato.
Quando
gli anni diventeranno mesi, poi settimane, giorni, ore e minuti la realtà diverrà
evidente. Prima apparirà discutibile, dopo sarà innegabile.
Se
il bambino piange per un motivo ritenuto importante vive un dolore dilatato. Se
quel bambino invecchierà ricorderà quel dolore, magari in modo inconscio, ma
scorderà quanto gli è successo il giorno prima. Le scelte fatte nel corso degli
anni avranno ridotto il tempo a disposizione per farne altre e quell’antico
dolore resterà indelebile, fissato.
Non
è sbagliato scegliere un cibo perché fa male, è sbagliato sceglierlo al posto
di un altro che non fa male, e che ci aiuta a mantenerci in salute. E per il
tempo la logica è la stessa. Non è sbagliata una certa scelta di come utilizzarlo,
è sbagliato non utilizzarlo per la scelta giusta. Sembra logico, eppure non è
tanto facile da far accettare. Per tornare all’esempio dell’alimentazione mangiare
uno snack industriale non è sbagliato perché contiene coloranti e conservanti, zuccheri
semplici e scarso valore nutritivo, ma è sbagliato perché al suo posto non
mangiamo un frutto, e perché dovremmo mangiare almeno 5 porzioni al giorno di
frutta e verdura, di colori diversi.
Ora
è evidente che il cibo che possiamo mangiare è una quantità finita (come il
tempo che abbiamo a disposizione) quindi se scegliamo la barretta snack non
consumiamo una mela, ed alla fine della giornata non avremo introdotto le
nostre 5 porzioni consigliate per una corretta alimentazione.
A
volte sono spinto ad accumulare ricordi in forma di oggetti, lo confesso. Non è
il desiderio di possedere cose la molla che mi muove, ma l’illusione di
conservare per sempre quella vita, in quel momento preciso, assieme ad altri
momenti, come una raccolta di francobolli, fumetti, immagini, modellini di auto.
E poi, alla fine, devo ammettere che non posso trasformare la casa in un museo,
che non possiedo un castello con i ritratti degli antenati, che collezionare è
in sé profondamente illusorio.
Ed
allora dovrei scegliere, perché è il tempo che fugge a chiederlo, scegliere
come usare il tempo e non legarmi ad un catalogo della vita che non può che
essere incompleto. Dovrei farlo, ma non ci riesco. Se appena mi guardo attorno
so perfettamente che troppe cose che mi circondano non conservano più le
motivazioni che mi avevano indotto a procurarmele, o a costruirle, o a mantenerle
vicine dopo averle ricevute casualmente.
In
un tempo disordinato l’ordine è racchiuso come dentro la parentesi di una frase.
E restano le scelte da fare, che non sono infinite
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
grazie, Elio...
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