Abbiamo
avuto in eredità l’Europa di Adenauer, De Gasperi, Monnet, Spinelli, Churchill ed
altri padri fondatori dopo le tragedie immani di due guerre mondiali e di un
ventennio segnato da crisi e nascita di dittature.
Abbiamo
vissuto anni di avvicinamento tra i nostri popoli, di progressivo abbattimento
delle frontiere, di senso di appartenenza ad un’entità sovranazionale che era
la nostra nuova e più grande Nazione. Ci siamo pensati Stati Uniti d’Europa, ed
abbiamo tentato l’avventura della moneta unica allargando sempre più i confini
dell’Unione coinvolgendo Paesi che all’inizio ne erano esclusi.
Poi
qualche cosa si è rotto, o non abbiamo capito che ci stavamo illudendo.
Alcuni
nazionalismi separatisti non si sono mai arresi. Alcuni Paesi non hanno accetto
la moneta comune. Non abbiamo mai condiviso una vera politica estera. Non abbiamo
un esercito europeo, un sistema fiscale europeo, una sanità europea, una scuola
europea, e non abbiamo le strutture di un’entità statale unica. Abbiamo solo
aperto le frontiere interne, abbiamo ottenuto-rubato un Nobel per la pace,
abbiamo realizzato progetti parziali ma sempre con fatica e mai veramente
vincolanti nelle tematiche essenziali.
Abbiamo
subito la crisi economica allargando le differenze tra i Paesi, invece che ridurle,
ci siamo accaniti contro la Grecia sino ad affamarne il popolo intero. Alcuni Paesi
hanno preteso austerità in casa altrui senza toccare il proprio sistema
sociale, ed abbiamo subito la globalizzazione senza avere la forza di contrastarla
con politiche solidali ed a controllo comunitario.
Ci
siamo rubati le occasioni di dare lavoro ai giovani in tutti i Paesi membri, penalizzando
alcune industrie nazionali a vantaggio di altre in Nazioni diverse.
Abbiamo
fatto crescere movimenti populisti e di protesta perché se si è in situazione
di bisogno ci si appiglia a tutto, anche ad imbonitori opportunisti che
traggono vantaggio dalle disgrazie e dal dolore, come le iene. Abbiamo permesso
la rinascita del fascismo e del nazismo nelle personalità deboli, che cercano
un nuovo uomo del destino inneggiando a Mussolini, Hitler e ad altri criminali
come loro.
La
democrazia dei moderati è costretta a rincorrere la protesta per non farsene
fagocitare, e malgrado questo non finiscono gli egoismi. Alcuni politici
pensano solo ad arricchirsi ma predicano sobrietà e condivisione, esattamente
come fanno certi Paesi nei confronti di altri. Fingiamo di ignorare il nostro
passato di colonizzatori, di sfruttatori delle ricchezze di mezzo mondo, e non
accettiamo che mezzo mondo, ora, ci chieda in qualche modo giustizia. Abbiamo,
come occidentali, finto di esportare la democrazia mentre stavamo solo pensando
alle materie prime ed al petrolio. Abbiamo fatto funzionare le nostre fabbriche
di armi perché altri potessero ammazzarsi a casa loro, e tra di loro.
Abbiamo
innescato la nascita dei fondamentalismi, che non sono religiosi (se non nelle
menti ottuse di alcuni fanatici che accettano di morire per la Fede) ma solo ed
esclusivamente economici. Ed ora non sappiamo fronteggiare, come Europa unita,
la fuga di interi popoli da siccità, fame e guerra.
L’Europa
di oggi è una cipolla. Prima di tutto fa piangere. E poi è a strati. Gli strati
esterni, i più deboli ed esposti, con frontiere più estese, devono fare da
cuscinetto agli altri interni, con frontiere più controllabili, e con un tenore
di vita (guarda caso) più alto.
Per
vedere le cose anche in un’ottica diversa rammento che il vantaggio offerto
dall’abbigliamento a cipolla è che quando fa caldo alcuni strati si possono
levare.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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