domenica 17 aprile 2016

Carlo Martello





Stanotte ti ho sognata, e non eri sola.
Stanotte ho aiutato un uomo, molto più giovane di me, che aveva problemi con la sua auto, e non so neppure esattamente cosa ho fatto, sospetto persino di averlo importunato e non aiutato perché ad un certo punto ho percepito chiaramente un suo nervosismo crescente nei miei confronti.
Poi, quando ho detto che conoscevo sua moglie, si è rasserenato, ha dimostrato interesse, abbiamo scambiato qualche battuta e quando è ripartito mi ha detto che l’avrebbe salutata da parte mia. Ecco, esattamente tutto qui. Ho sognato te senza sognarti, senza vederti direttamente. Le notizie reali in mio possesso su di te sono vaghe, e non so neppure dire con precisione da quanti anni non ti vedo di persona. Mi chiederesti, se ci incontrassimo e ti raccontassi di questo sogno, come mai? Non lo so. Forse sì.

Io a quel punto non saprei cosa dire però. Non si spiega il perché di un sogno, anche se un piccolo posto nella mia vita lo hai occupato. Sei stata un’amica in una stagione di passaggio, e di te ricordo non i tanti discorsi che abbiamo fatto ma il sorriso di ragazza, le parole di De Andrè. Le altre cose della tua vita non le affido al vento che ascolta, sono solo tue, e non devono incuriosire nessuno.
Trovo sempre invadenza e frasi senza giustificazione quando sento un estraneo descrivere una persona che conosco, o che ho conosciuto. Non mi piace quasi mai. Spesso mi infastidisco, e non voglio commettere lo stesso errore.

Una canzone in particolare mi fa tornare alla mente quella tua casa austera, quelle poltrone, quel tempo, ed è Carlo Martello. Oltre a questo non voglio aggiungere nulla di più preciso, ma divagare, forse, ancora un po’. E la cosa che mi appare evidente, ora, è come piccoli incidenti, semplici parole o suoni, angoli di città, la copertina di un libro, un sorriso, mi portino a chi mi ha insegnato lungo il mio percorso. Ad ogni ricordo sono obbligato ad associare una persona, o anche un gruppo di persone, che sono rimaste, sono ancora presenti, hanno conquistato uno spazio per sempre. Ed allora sento che devo ricordare e far ricordare anche ad altri tutto questo, e che per me è arrivato il momento di restituire, almeno in questo, quanto ho ricevuto.

Non è solo la grande storia, quella dei libri, un po’ manipolata da interessi e passioni, non è solo quella un dovere di tutti. Ognuno deve mantenere anche la memoria di ciò che ha visto, toccato, sofferto o amato, e deve farlo con pudore, necessario a non creare sorrisi imbarazzati a chi il ricordo è dedicato, se oggi ascoltasse o capisse di che si parla.

Che ciò che dici resti tra noi
sempre e per sempre,
affidato all’aria, alla terra ed all’acqua che scorre,
alla vita che rinasce ogni primavera
e che si spegne al finir dell’autunno.
Nulla ritorna se non è mai andato via.

                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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