martedì 12 aprile 2016

quorum

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Ci sono due possibilità per domenica 17, giorno fissato per il referendum: il quorum si raggiungerà oppure non si raggiungerà.

Essendo un referendum abrogativo, secondo l’art 75 della Costituzione, hanno diritto di parteciparvi tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati e la proposta referendaria è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto (50% +1) e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

È interessante notare che l’art 75 è conseguente all’art 48, e quindi ne è una precisazione ed interpretazione autentica. L’art. 48 dice che sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età, che il voto è personale ed eguale, libero e segreto e che il suo esercizio è dovere civico.

Quindi è evidente che il dovere civico si riferisce in modo esplicito alle elezioni, non al referendum, in particolare per quello abrogativo, per il quale è necessario raggiungere il quorum per determinarne la validità.

A questo punto tento due previsioni sul risultato che si avrà il 17.
1-   Il quorum verrà raggiunto, e voteranno cioè il 55% degli aventi diritto. In quel caso vincerà il SI’, perché negli ultimi anni mediamente il NO ha raggiunto circa il 15-20% delle scelte. Significherà che la maggioranza degli italiani vuole il SI’? Non è detto, perché tra i sostenitori del NO molti si uniranno, per scelta strategica consapevole, a chi comunque non ha intenzione di votare.
2-   Il quorum non verrà raggiunto, e voteranno cioè il 45% degli aventi diritto. In quel caso vincerà il NO, o meglio, la proposta referendaria verrà respinta. In quel caso sarà più evidente che il SI’ non è maggioranza, ma rimarrà sempre il dubbio che il NO non sia vera espressione della volontà popolare, perché a quelli che lo faranno per scelta consapevole si mescoleranno gli altri, quelli che non sono più interessati a votare, elezioni o referendum che siano.

Ed ora alcune considerazioni.
La prima è che il quorum andrebbe abolito, per rendere più obiettiva la lettura della effettiva volontà della maggioranza degli italiani, evitando la situazione descritta sopra.
La seconda è che non votare ad un referendum è scelta legittima se esprime volontà consapevole e non disinteresse. Ed è inutile citare chi ha dato la vita per darci il diritto di voto, in questo caso, o che votando si ottenga una sorta di patente di buon cittadino perché in realtà il fine ultimo della Costituzione democratica è permettere che ognuno, liberamente, possa concorrere a far valere, nei modi leciti previsti dalle leggi, la propria scelta.
La terza è che invitare ad andare a votare o a non andare a votare è già una presa di posizione chiara a favore o contro il quesito referendario, indipendentemente dal ruolo che si occupa nella società civile. 
La quarta e conclusiva è che le uniche scelte lecite e logiche per il 17 sono andare a votare e votare SI', oppure NON andare a votare. 

Ho letto un commento interessante (non mio) in una discussione sul tema, che riporto integralmente:
Lo penso anch'io e infatti ho detto che fosse per me abolirei il quorum. Dico però che negli ultimi 20 anni si è creata la situazione paradossale che andare a votare NO finisce solo per favorire la vittoria del SI’ e sinceramente mi dà molto fastidio il fatto che andando ad esprimere la mia opinione io finisca per dare una mano a chi la pensa in modo opposto.


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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