martedì 5 aprile 2016

il feroce salatino




L’episcopo Gonnella non stava nella pelle, letteralmente. Un suo chierico era tornato da pochi giorni dalla terra d’Apulia con una notizia sconvolgente, che avrebbe potuto mettere a rischio la Fede e la Chiesa tutta. Un villano locale fuori di testa, ma seguito da altri come lui, e sempre più numerosi, andava dicendo in giro che il Salvatore era tornato, e che ora stava in combutta con i mori.

Due eresie in un sol colpo erano troppe, e il devoto Clelio, osservante dei santissimi Facezi, per grazia divina vescovo di Sulmona, grande difensore dell’ortodossia e incurante delle tentazioni del maligno non sapeva cosa fare. Il padre non molto santo, secondo il suo giudizio, non doveva essere informato della pericolosissima diceria, o almeno il moto della notizia doveva essere ritardato il più possibile.
Si fece servire una porzione doppia di torta al pecorino, bevve tre calici di cerasuolo, si riempì le gote di piccoli confetti alle mandorle, e, masticando a fatica e rischiando anche di strozzarsi (che perdita immensa per la diocesi e per tutta la cristianità sarebbe stata), pensò e giunse ad una decisione. Avrebbe rispedito in quelle terre il chierico Agnostino, e, all’insaputa di lui, la molto nobile e dalle mille doti celate baronessa della Santissima Lacrima madonna Elisia de’ Lazzari e d’Asta.

Il primo avrebbe dovuto prendere ancora informazioni ed organizzare, in ogni modo possibile, una cortina impenetrabile attorno alla pericolosa e crescente congrega, probabilmente ancora per nulla organizzata. La seconda, con l’apparente motivazione di una visita ai nobili parenti di Andria, sulle Murge, agire all’uopo come solo lei era in grado di fare. L’unico che sembrava non aver capito nulla delle grandi abilità di Elisia sembrava essere il legittimo consorte, il barone Novello, che oltre a pensarsi ingenuamente dotato di acume più raffinato della sposa, ignorava che era da sempre l’amante di Clelio, e che lei allo stesso vescovo sapeva come imporre certe sue idee personali. L’eminente episcopo, privatamente, si era preso un calcione della baronessa nelle sue nobilissime intimità solo per avere, durante una sua predica dal pulpito, sostenuto che la donna è per sua natura devota e serva dell’uomo.

I due intrapresero il viaggio separatamente. Il primo da solo, ma con al seguito una piccola borsa d’oro utile per modificare molte situazioni apparentemente immodificabili. La seconda con due dame di compagnia, tre servitori e quattro armati dall’aspetto poco rassicurante. Pure lei fornita di oro dal vescovo, ma ancor di più di avvenenza e avvedutezza.

Finalmente, trascorsa un’intera stagione, con le voci che tardavano ad arrivare e l’episcopo che ingrassava a vista d’occhio per il gran pensare e l’ancor più grande nutrimento legato al pensare già detto, il chierico tornò con la lieta ed attesissima novella. Ogni cosa era cessata, i villani erano stati dispersi e tornati alle loro normali faccende. Neppure si sapeva più chi era stato il primo a mettere in giro la falsa notizia del ritorno in terra del Salvatore. L’oro era stato ben speso, e l’Eccellenza Sua sarebbe stata presto rendicontata di ogni aspetto venale.

Clelio si tranquillizzò, ma dovette aspettare il ritorno, ben due settimane dopo, della nobile Elisia, per avere relazione completa e veritiera dei fatti. E lei li raccontò come erano avvenuti, e come aveva agito perché avvenissero.

Un Salvatore era sbarcato sulla costa apulica salentina. All’inizio nessuno lo aveva riconosciuto, e nessuno del resto se lo sarebbe aspettato, ma che fosse lui Elisia ne era certa. Lo aveva cercato, e visto. Ed aveva capito chi fosse, dopo averci scambiato poche frasi. Lei a quel punto aveva dovuto scegliere. Avrebbe dovuto lasciagli il tempo di farsi riconoscere per quello che era, con tutto ciò che avrebbe significato, o invece operare per renderlo inoffensivo, o quantomeno eliminarlo, come già molti anni prima, in Terra Santa? Lo aveva eliminato, ovviamente, ed aveva fatto in modo che il chierico trovasse la via spianata per eliminare pure il villano che per primo sembrava aver capito la situazione. Clelio ne fu tranquillizzato, ma dovette pagare molto caro il servizio che la nobile madonna gli aveva reso. Lei sapeva cosa le conveniva, e lui doveva solo accettare.

In realtà, dei fatti che Elisia disse all’impaurito e poi tranquillizzato episcopo, solo una parte erano veritieri. Era falso infatti che lei avesse eliminato o fatto eliminare il Salvatore, ed era falso che gli avesse parlato solo una volta, con poche frasi. Aveva capito che Lui era tornato con una diversa missione, ancora più difficile della prima, e che aveva bisogno di aiuto. Da solo neppure Lui avrebbe potuto riuscire. E lei aveva deciso che se lo scopo Suo era di porre fine alle incomprensioni ed alla superstizione, annullando le divisioni tra le religioni, annullando le stesse fedi che sulle religioni tramandate in modo errato si fondavano, lei doveva esserci.  Non avrebbe potuto mancare l’appuntamento col suo destino. L’unico fatto vero che Elisia raccontò fu della morte del villano visionario. Quello tuttavia morì non tanto per un’azione diretta del chierico, o sua, quanto piuttosto soffocato da un piccolo dolce salato andato per traverso mentre stava libando con altri villani.


                                                                                                        Silvano C.©   

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