Quanto
vale il lavoro, visto che è pagato? Se lo chiede mentre compra un po’ di
pomodori. Sa che se ne parla da tempo, che è un tema presente da secoli nella
società umana, ma non si è mai reso conto materialmente, come in quel momento, che
il singolo pomodoro che ora tiene in mano è stato raccolto in un paese del sud
da una mano sconosciuta che probabilmente viene da un altro sud.
Tanti
anni prima aveva visitato quelle terre, gli era stato offerto da un contadino
esattamente un pomodoro, nella speranza che poi lui ne comprasse altri, come in
effetti poi ha fatto. Impossibile descrivere le sensazioni che provò
mangiandolo così, come se fosse una pesca matura, un frutto insomma. E frutto
in effetti è, il pomodoro, molto più simile alla pesca di quanto lo sia una
carota, o un sedano. La stranezza del nostro voler classificare ogni cosa
attribuendo giudizi di valore che fa mettere i pomodori tra la verdura è molto
simile al voler stabilire un prezzo.
Quel
pomodoro mangiato in Puglia però gli è rimasto nella mente, come la Puglia intera gli
è rimasta nel cuore, e ora tutto sembra collegarsi in un disegno,
logico ed assurdo.
Gli
schiavi di un tempo non sono spariti, si sono soltanto trasformati, hanno
cambiato nome, ma restano schiavi.
E
il lavoro allora? Quanto deve essere pagato il lavoro affinché non si sia più
schiavi e anche raccogliere pomodori diventi dignitoso come produrre un’auto tedesca?
Non
sa trovare una risposta, perché fuori, esattamente fuori dalla porta, a pochi
metri, lo sa, c’è un uomo con la mano aperta e tesa, e con la pelle scura, ed
ogni risposta dovrebbe includerlo, non escluderlo.
Si
sente impotente di fronte ai cambiamenti, ed inizia a temerli, mentre solo alcuni
anni prima ancora si illudeva nella sua idea di un progresso inarrestabile,
magari semplicemente rallentato, ma globalmente sempre più diffuso. Che illusione
miope. Ogni diritto che sembrava una conquista ora semplicemente si è
sciolto, alcuni dicono che erano solo privilegi, gli stessi che però ai loro
diritti, ed ai vantaggi legati a quelli, non rinunciano.
Sa
benissimo riconoscere una piccola parte della rete nella quale si trova, ma i
contorni sono sfumati, lontani. Le corde che la tendono, quella rete, sono
manovrate da mani che non conosce, mentre immagina benissimo le mani di chi
quel pomodoro, che ha ancora in mano, ha raccolto.
Poi
lo mette nel sacchetto, con gli altri, e intanto vede un dipendente che ha
iniziato a conoscere, di vista, anche se non ne sa il nome.
È
l’unico che in qualche modo gli resta familiare tra i tanti che ci sono, lì.
Si chiede quanto vale il lavoro di quell’uomo e la risposta appare subito evidente, e allo stesso tempo lo distoglie dai pensieri neri.
Si chiede quanto vale il lavoro di quell’uomo e la risposta appare subito evidente, e allo stesso tempo lo distoglie dai pensieri neri.
Lui
non lo sa esattamente quanto vale, ancora non lo sa, ma quell’uomo sorride. Quella
è la risposta.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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