Davanti al bivio
Figlio mio,
pensa bene, prima di andare
Dopo il bivio
Amore mio,
mai più alle spalle dovrai guardare.
(corto ed antico proverbio maltese)
Quando
si nasce non si sceglie il luogo, né la madre, il padre o altra condizione. Si nasce
fortunati (pochi) o destinati a soffrire (tutti).
Le
prime scelte reali, quelle agite in assoluta libertà né condizionamenti,
arriveranno solo molto avanti negli anni. Per alcuni non arriveranno mai,
neppure il luogo della loro sepoltura avranno alla fine deciso.
Il
bambino viene attratto da un amico, prova curiosità per una situazione che
desidera, pensa ad un risultato senza pagarne il prezzo. È ancora convinto di
essere libero, malgrado tutto, e che la sorveglianza alla quale è sottoposto sia
destinata ad essere superata. È quello anzi che gli fa desiderare di crescere. Ma
si avvicina solo alla fine.
Quando
entra nel grande magazzino e decide irresponsabilmente di rubare quella penna
di marca e abbastanza costosa è perfettamente consapevole del fatto che è un
furto, ma è eccitato dalla situazione, sa che rischia, che qualcosa potrebbe
andare male. Esce in strada, si allontana piano, arriva sino ai giardini, poco
lontano, e finalmente quella penna è sicuramente sua, la può estrarre dalla
tasca, toccare con le mani, far scattare il pulsante che fa uscire o rientrare
il refill. Ora ha una bella penna. Ma ha perso.
L’incontro
casuale gli fa scegliere quello che era pronto ad accettare e forse, in
seguito, a rifiutare. Inizia ad affrontare
ancora un bivio; andando a quella festa non potrà vedere la ragazza, e,
quando la rivedrà, non sarà la stessa situazione. Andare significa fuggire, e
lei lo sa.
Anni
dopo, molti anni dopo, ricostruisce a tavolino alcuni passaggi della sua vita. Gli
è evidente che si trova in uno dei tantissimi universi paralleli possibili.
Dario Archibugi in quanti altri si è sdoppiato? Nel percorrere ogni nodo
significativo che ha superato, lui è andato da una parte, e l’altro? E tutti
gli altri, ora, non staranno pensano lo stesso, esattamente come fa lui? Non tutti,
si rende conto all’improvviso. Alcuni Dario sono morti. Uno in una curva, in un
paese della Toscana. Un altro qualche anno prima, sfracellato tra gli scogli di
una spiaggia sotto il monte Conero.
Non
avrebbe mai incontrato Elsa, se fosse andato a lavorare in Piemonte invece che
in Veneto, e c’è mancato veramente poco. Quindi non sarebbero mai nati Giacomo
e Lucia, e non avrebbe investito quei soldi in quella cooperativa. Ora sarebbe
il Dario che vive parallelo a lui, ma invisibile e sovrapposto.
Forse non è vero nulla. La fantascienza è una cosa, la realtà è un’altra. L’unica
verità, quella evidente, visibile e concreta, la vive giorno dopo giorno. La sua
libertà se l’è giocata un po’ per volta, scegliendo e riducendo sempre più le
opportunità ancora a disposizione. La conseguenza del vivere, quasi sempre, è
continuare a vivere.
Disegno
di Hugo Pratt
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)