libri

Da molte cose si possono prendere pause, non da tutte. È possibile per un po' rinunciare a viaggiare, e magari poi smettere per sempre. Si può decidere di evitare i salumi, il cinema, il nuoto o la ricerca di quello che appare lontano. Si può limitare al massimo di lavarsi e di cambiarsi gli abiti, ma poi gli altri lo noteranno. Si può rinunciare al sesso, o decidere di smettere più avanti negli anni come fece un noto santo. Tra le rinunce che capisco meno ne ho scoperta una recente, definita dalla persona che lo ha comunicato sui social come anno sabbatico durante il quale intende disintossicarsi dai libri e dalla lettura. Il suo fine è quello di sgombrare la mente e riflettere senza farsi influenzare da quello che è stato scritto da altri. Non avendo approfondito perché di quella persona ne so molto poco e ignorando altre motivazioni posso solo dire che mi ha stupito questa scelta. Penso sia autolesionista. Non credo che i libri allunghino la vita, né che siano il solo strumento per ampliare gli orizzonti o approfondire, però rinunciarvi completamente mi sfugge. Qualche volta ho letto alcune pagine di un autore straniero tradotte male e mi sono innervosito, smettendo quasi subito e chiudendo quelle pagine per sempre. Mi è capitato di leggere di temi che mi procuravano dolore, e anche in quel caso ho smesso. Alcuni libri, per mia scelta, non li leggerò mai. Tuttavia mi sono pentito di aver rinunciato per molta parte della mia vita a romanzi e ad autori di valore immenso solo perché pensavo che fossero più utili i saggi o i testi di lavoro. Questo capita al mondo, a me e ad altri, mentre enormi problemi epocali ci stanno assalendo.

                                                                                                            Silvano C.©

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