Scivolando quasi sull’asfalto
gelato vengo richiamato al bisogno di guardare dove metto i piedi rinunciando
momentaneamente ai sogni di grandi voli inseguendo la fantasia. Sognare va
bene, ma evitare di rompersi una gamba è anche meglio. Inutile del resto
immaginare un corpo senza pensiero e un pensiero senza corpo, quindi, a maggior
ragione, è cosa saggia camminare e non cadere. Magari si può anche camminare su
un muretto non molto alto e abbastanza largo, non proprio un’asse di equilibrio,
ma sempre facendo attenzione. Credo nel rischio calcolato e so che non esiste
certezza nella riuscita di alcuna impresa, e recentemente sono diventato molto
più prudente alla guida mentre un tempo immaginavo che l’eternità potesse
sempre averla vinta sulla fatalità. E così potrei immaginare la favoletta minima
di Evita. Evita è la ragazzina dalla doppia vita, che immagina un mondo e vive
in un altro, che rischia in uno ma evita nell’altro. Solo una questione di
accento, che dal piano si scambia con lo sdrucciolo, niente di più.
Una doppia vita, una seconda vita
meglio, che altro sennò. Ciao Viz, dove sei e dove non sei.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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