Arrivano, non si sa quando siano partiti e da quali luoghi. Poi partono, e non sempre lo anticipano, ma comunque vanno e neppure in quel caso sappiamo dove si siano rifugiati e se intendono farsi rivedere. Assumono sembianze di donna o uomo, di bambino o vecchio, di gatto o nuvola, a volte sembrano solo sogni traendoci così in inganno. Quando stanno con noi sono discreti e poco inclini a manifestarsi con segni particolari, ma sentiamo che ci sono, lo intuiamo, arrivano ovunque trovino pareti permeabili, e per loro anche quelle in cemento e acciaio lo sono. Un’intera vita senza non si può immaginare, e quando se ne stanno lontani siamo portatori di mancanza, di un’indefinibile incompletezza. Bravo chi lo capisce e ne tiene conto, chi magari viene deriso per questo e definito pazzo, forse solo originale o addirittura creativo nel migliore dei casi. La consapevolezza attraversa l’invisibile e indimostrabile, sfiora l’assurdo nel pensiero comune. Però loro arrivano e, prima o poi, se ne vanno. Ajò, Viz, dove sei e dove non sei.
Silvano C.©
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