Non posso dirlo

Vorrei poterlo fare ma tu non mi risponderesti.

Ricordo quando pensavo di poter usare a nostro vantaggio tecniche di rilassamento per combattere un attacco micidiale di cellule cancerogene credendo che potesse in qualche modo servirti. Era un’illusione, utile parzialmente solo a me per darmi speranze. Ricordo perfettamente quelle ore, quelle passeggiate, e poi ho perso molto interesse per quelle tecniche. Se non salvano la vita a cosa servono? Eppure ci avevo creduto. Quindi non posso dire esattamente quello che ho capito, poco o nulla in realtà. Mi manca la tua voce, le tue parole di saluto quando entravi, solo nostre, agli altri non devono interessare. Quello che so di poter dire è tutto qui. Ciao Viz.

                                                                                                     Silvano C.©  

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Il culo dell’elefante

Non sono superstizioso, assolutamente, ma faccio attenzione a specchi, sale, scale, cornetti portafortuna, passi destri e sinistri, posizione del letto e altre piccole e simili cose. I gatti neri mi sono simpatici e basta, tutti i gatti neri, e sicuramente se li tratto bene loro non avranno motivo per avercela con me. Non sono superstizioso ma non mi va di rischiare con ciò che non conosco. Posso sfidare a dama un amico, e se perdo non è grave. Posso anche azzardarmi a discutere con una persona che mi passa davanti in una coda se vedo che non è alta 2 metri e non ha le spalle di un armadio ma con l’ignoto sono spiazzato. Trovo la bestemmia stupida e fastidiosa, anche nell’intercalare automatico tipico di alcune aree geografiche e sorrido con chi ha comportamenti da superstizioso, un po' per mimetizzarmi. A volte mescolo fede e altre cose, certamente sbagliando. Non ho le idee chiare, in sintesi.

Ad esempio tu mi hai sempre detto che gli elefanti in casa devono mostrare il culo a chi entra, non il contrario. Ed io questo continuo a fare, Viz.

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Il divano sotto il lampione alla fermata dell’autobus

Letteralmente. A vederlo la prima volta ci sembrò quasi logico. Fu solo quando lo rivedemmo la seconda volta che capimmo trattarsi di un divano abbandonato come spesso capita nella nostra bell’Italia. Ma non eravamo in Italia bensì nella terra dell’ordine e del rispetto, in Germania. E il luogo, che ora un po' ho rimosso, è lungo la Strada Romantica. Come mai mi è venuto in mente ora? Perché da alcuni giorni un'elegante poltroncina bianca è apparsa sotto un albero a poca distanza da casa, dove passo spesso quando vado al supermercato vicino a fare la spesa. Credo che se ora potessi parlarne con te ricorderemmo meglio quel viaggio in Germania, pure io recupererei più particolari. Mi manca quel Biergarten, tra le altre cose. Esattamente quello, non uno qualsiasi. Ciao Viz.

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Aver fascino per pazzia

Aver fascino per pazzia poi perderlo col rinsavimento.

Nulla di originale, la normalità non fa scalpore.

Non distinguersi rende invisibili e l’unica nera tra le bianche la si vede da lontano.

Solo la notte cancella i colori, ma non gli odori. Di notte annusavo, e quell’odore non lo sento più, ho perso quel profumo.

Se impazzisco non credo che saprei farlo in modo eclatante, sarei un altro pazzo tra tanti, confuso tra gli altri e confuso dentro.

E poi perché dovrei spiegare ogni cosa? Non so farlo, non conosco tutto e neppure vorrei. Se conoscessi tutto vorrei anche potere su tutto perché della conoscenza senza potere non saprei cosa farmene.

Fantastico di angeli armati e di una Signora che potrebbe avere pietà, di una vita con uno scopo e d’illusioni tangibili, come sono i film o quello che si racconta sui libri. Rappresentare la realtà non significa conoscerla e tantomeno dominarla, solo la pazzia sa farlo, o magari Aurelia chiamata pazza. Ciao Viz. Che mi manchi lo confermo.

                                                                                                     Silvano C.©  

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Cade una foglia

Ne cade una e non è sola.

Una foglia finisce il suo ciclo, non serve più all’albero, si stacca e cade.

Facendolo porta con sé parte dei rifiuti dell’albero stesso, fa quanto le è possibile anche nel momento della sua fine e cade in silenzio. Non ha bisogno di lamentarsi, sarebbe fuori luogo e completamente inutile. 

In autunno sono milioni di miliardi le foglie che cadono, quasi di ogni colore, e rendono più allegro e piacevole il paesaggio. 

Chi può dire, tra gli umani, di sapere che andandosene sarà un motivo di pace, di piccolo piacere, di ammirazione della bellezza della natura, di comprensione del ciclo della vita che supera la nostra piccola esistenza? 

Non so se noi si sta come d’autunno sugli alberi le foglie, credo che abbiamo minor dignità delle semplici foglie e troppa presupponenza del nostro piccolo vivere per accettare di essere poco o nulla. Quando noi ce ne andiamo sembra che finisca il mondo, ma non è così, noi contiamo nulla. Noi restiamo solo per brevissimi anni in chi ci ha conosciuti, e dopo ogni ricordo del nostro passaggio cesserà.

Ciao Viz. Tu resti, lo voglio anche se conto nulla. Ed io resterò meno di te, com’è giusto che sia.

                                                                                                     Silvano C.©  

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