martedì 21 settembre 2021

El stradel del strudel

Allontanandosi di poco dal centro storico e dalla piazzetta che porta il nome di un principe che fu anche vescovo, o di un vescovo che fu anche principe, si vede non facilmente una stretta viuzza, diramazione della via principale, che sale ripidissima con tratti a scalini lunghi ma non abbastanza. Poco per poter fare un passo completo dopo l’altro, alternando i piedi, e troppo, per lo stesso motivo. Occorre fare passetti brevi, abbastanza innaturali e fastidiosi, e verrebbe voglia di mettersi modificare tutto. Forse la scala era stata pensata per asini e cavalli, asino io a non averlo immaginato prima. Rispettiamo la storia delle cose, è un dovere che ricade su chi viene dopo. Ma non voglio divagare troppo.

Il paesino si trova nella valle dove il Non suona, ed è noto a tutti i suoi abitanti e ai turisti degli alberghi dei centri vicini perché vi si trovano tre pasticcerie disposte strategicamente nell’abitato che preparano un ottimo strudel. A dire il vero sono due panetterie e una pasticceria, ma sono pur sempre tante per un piccolo paesino come quello. Chi ama i dolci tipici alpini gradisce molto queste delizie, simili eppure diverse una dall’altra. E allora cosa c’entra la stretta viuzza con la scala per cavalli e somari? C’entra, perché un’anziana signora, madre vedova di quattro figli e con uno di questi costretto sulla sedia a rotelle, oltre a curare il figlio paraplegico, prepara uno strudel che i pasticceri professionisti non arrivano neppure lontanamente ad imitare. Lei, la madre, lo prepara per il figlio e per attirare nella sua casa, in modo sapiente, chi viene a trovarla, e in tal modo rende al figlio la vita più leggera. Quello strudel è fatto con l’amore che i professionisti non sanno trovare perché non ne avranno mai la motivazione giusta. Questo succede nel stradel del strudel, dove vive la signora col figlio. Chi lo conosce lo chiama così.

 (dedicato ad Augusto, che tu Viz conosci bene)

                                                                          Silvano C.©   


    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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