Tu insegnami a barare, a rimescolare le carte
in modo abile e tale da ingannare anche i giocatori più esperti, spiegami tutti
i trucchi, dai più ingenui a quelli più elaborati, complessi, difficili da
realizzare. Voglio imparare, in fretta, e mi ci metterò d’impegno, te lo
prometto. Non ti voglio anticipare chi intendo giocare, mi prenderesti in giro,
mi toglieresti ogni speranza … io non potrò mai eguagliare la sua abilità, io
non ne ho esperienza e capacità, lui conosce beffe e sotterfugi, non ha timore
di nessuno e di nulla … ma tu fammi provare.
Poi mi potrai controllare. Non ruberò
a nessuno, non ingannerò neppure lui, credimi, saprò restituire quello che guadagnerò,
se ci riuscirò, ed alla fine tutti i conti si pareggeranno, come è giusto che
sia, come io non intendo mutare.
Voglio solo imparare a spostare i segnali, a
far fare piccole deviazioni, a trovare nuove vie, qualsiasi esse siano, senza
che nessuno si faccia male, senza far danni insomma.
So bene che se si gioca troppo, se si punta denaro
per guadagnare, quasi sempre si finisce per perdere, per gettar via anche il
poco che si possiede, oppure per dilapidare enormi fortune. Il gioco in quel
senso non è neppure gioco, è malattia e vizio. Il mio, quello per il quale ti
chiedo di poter barare, non è quel tipo di gioco. Pensa che compro un paio di
biglietti all’anno della lotteria nazionale che si estrae il 6 gennaio, e lo
faccio per antica abitudine, senza illudermi di vincere, ma solo per dare alla
fortuna una possibilità di trovarmi, se ne ha voglia, sperando, poi, che in
ogni caso favorisca chi ne ha veramente bisogno.
La mia non è malattia, credo, ma forse è
ugualmente incurabile, e si chiama speranza, o illusione. A queste però non
intendo rinunciare, quindi, per favore, insegnami a barare.
Immagine di Banksy
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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