È forte, sposta i rami alti degli alberi
facendoli oscillare quasi come alghe mosse dal moto ondoso, e penetra in casa
appena si apre una finestra, raffreddando ogni cosa. Lo sento infilarsi sotto
le tegole, e si vede come raggruppa le nuvole grigie, che forse potrebbero
portare pioggia, o forse ancora neve tardiva.
Al vento affido pensieri, come ogni volta in
questi casi, e lui li prende, come ogni volta, disperdendoli. Mi fa sentire in
colpa, esattamente come ogni volta. Che diritto ho di disperdere alcuni
pensieri, di allontanare ciò che è importante ed aspetto, ma che ancora non
arriva? Anche questa domanda però mi viene portata via, e non ottengo risposta.
Neppure il silenzio mi risponde, ma sempre lui, il vento, col suo sibili che
entrano ovunque e così ripulisce ogni cosa, oppure sparge e confonde, rimescola
e spiazza.
Dovrei affidarmi a lui, perché non ha pensieri
se non quelli che ci strappa, e perché sa sempre cosa deve fare, non ha dubbi,
o ripensamenti. Se capita che faccia enormi danni, che uccida anche, lui non è
colpevole, e come potrebbe esserlo, del resto? Gode di privilegi che io non ho
e non avrò mai. Soffiava milioni di anni fa, e soffierà ancora, continuando a
rimescolare e spostare, a far crollare o volare ciò che vorrà. Potrei decidere
di mettermi al suo fianco, una volta tanto. Magari in un sogno, questo mi è
possibile, oppure con la fantasia, e immedesimarmi, allontanarmi sempre di più,
senza scordare nulla, ma trovando ciò che non mi aspettavo esistesse. Forse il
vento è saggio, o magari no, è solo la mia proiezione che lo fa sembrare tale. E
non è neppure persona, forse un dio, come un tempo si credeva, ed alcuni ancora
lo fanno.
Si è alzato di nuovo il vento e mi riporta alle
piccole abitudini, mi fa tornare alle cose che mi aspettano col suo richiamo di
eternità. I tanti invisibili puntini dei giorni sono parte di quella cosa
infinita che chiamiamo tempo, e se per qualche fisico anche il tempo ha un
inizio ed una fine a me poco importa. Non possiedo orologi adatti a vederlo
tutto, ma solo per sapere che ora sono quasi le nove, che poi devo uscire per
quella commissione, che devo vedere come sostituire quelle piante che si sono
stancate di stare con me, e che poi devo pensare al pranzo, perché mi piace
cucinare, un po’, senza esagerare come spesso mi capita.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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