Isaac
Asimov forse aveva immaginato quello che viviamo oggi, o forse sì, sono
ingeneroso a pensarlo.
Lui, per i robot, aveva intuito le tre leggi (Prima legge: Un robot non può recare danno a un
essere umano, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un
essere umano riceva danno. Seconda legge: Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli
esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
Terza legge: Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e la Seconda Legge). Erano gli anni ’50 del secolo scorso però, un periodo, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nel quale sembrava che il progresso fosse finalmente iniziato sul serio e che nulla lo potesse più fermare. Il solo pericolo era quello rosso, e la guerra era diventata fredda. Nuove macchine aiutavano nei lavori domestici o nelle fabbriche, l’energia ed il benessere erano a portata di mano per tutti (terzo mondo a parte, ovviamente).
Terza legge: Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e la Seconda Legge). Erano gli anni ’50 del secolo scorso però, un periodo, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nel quale sembrava che il progresso fosse finalmente iniziato sul serio e che nulla lo potesse più fermare. Il solo pericolo era quello rosso, e la guerra era diventata fredda. Nuove macchine aiutavano nei lavori domestici o nelle fabbriche, l’energia ed il benessere erano a portata di mano per tutti (terzo mondo a parte, ovviamente).
La grandissima illusione è durata per un po’,
sino a quando sono arrivate avvisaglie di crisi, di proteste, di attentati, e
nuove vere guerre. I consumi erano un po’ eccessivi ma ancora, all’apparenza,
sostenibili. Ora, se parlano di robot, c’è da farsi accapponare la pelle. Praticamente
ogni cosa si potrebbe gestire con un’intelligenza artificiale (positronica, per
dirla alla Asimov). La centralina elettronica di un’auto potrebbe guidare al
posto dell’autista umano, e l’auto andrebbe in giro da sola, se lo
permettessimo. La stessa auto viene prodotta usando sempre meno manodopera
umana, meno necessaria di un tempo. Non serve chi venda il biglietto per il treno,
ci pensa la biglietteria automatica. Non servono più decine e decine di
professioni sino a ieri molto ambite, e per le nuove che si presentano occorrono
meno addetti. Hanno scritto e detto in tanti che non si sa come sia
possibile uscire dalla crisi di consumi attuale (che è crisi tentacolare) se
nessuno ha i soldi per comprare gli oggetti prodotti senza esseri umani, o per
sfruttare i servizi offerti da applicazioni che non danno lavoro retribuito a
chi prima svolgeva quel servizio. È un feedback negativo, un circolo vizioso al
ribasso dal quale non è chiaro come uscirne senza altri nuovi danni.
In tutto questo poi emerge la tragedia di fondo,
e cioè che i ricchi sono sempre meno numerosi e sempre più ricchi, mentre i
poveri hanno il solo scopo di soddisfare i bisogni superflui dei pochi fortunati.
E poi servono muri, sistemi di allarme, guardie giurate ed eserciti per
difendere frontiere e proprietà private, o meglio ancora droni, guidati a
distanza, tanto per dematerializzare la morte altrui, da vedere se possibile
solo attraverso un televisore. I droni poi sono robot volanti che, se si
volesse, potrebbero benissimo guardare con i loro sensori e bombardare in modo
autonomo, alla faccia delle tre ingenue leggi della robotica. A me i robot, che
da ragazzino piacevano tanto, ora non piacciono più. La mia prima fantascienza
era bella, pulita, il male era individuabile e definito, l’eroe positivo poteva
risolvere la situazione, e anche l’uomo normale trovava un modo per poter avere
uno scopo. Solo col tempo anche la fantascienza ha toccato la realtà, ed ha
prefigurato, con lo stesso Asimov, lo ammetto, che le macchine pensanti possono
fare danni.
Ora però sarebbe il caso di non demonizzare le
macchine ma di trovare il modo di farle operare a vantaggio della società, di tutta la società, e non solo per i pochi
che le controllano veramente. Il robot va bene se permette di restituire
dignità e lavoro giustamente pagato all’uomo, altrimenti è solo una
maledizione.
E poi, per dirla tutta,
ma perché ad uscire con quella ragazza, al mio posto, dovrebbe essere un robot?
Come dici, che non devo farmi trarre in inganno da quello che mi sembra di
vedere? Lei non è umana ma è un androide femmina?
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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