lunedì 7 marzo 2016

Il datario

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Sai che ho guardato il mio orologio ed ho controllato la data? Bene, indica il giorno 30, e non so a che mese si riferisca quel 30. Potrebbe essere del mese scorso, se non fosse che era febbraio, e quel mese non arriva a tanti giorni, neppure in un anno bisestile. Allora ho fatto qualche calcolo, e poiché l’orologio ha un datario di 31 giorni è evidente che era da un po’ che non lo aggiornavo (A me solitamente basta sapere l’ora e a quel piccolo quadratino non ci faccio caso). Se ogni mese avesse 31 giorni un anno ne conterebbe 372, cioè 7 in più del normale. Quello attuale però è un anno bisestile, e in tal caso sarebbero solo 6 i giorni in più. Quindi, se il mio datario dice 30, significa che io non l’ho aggiornato in febbraio, facendolo restare indietro 2 giorni. Poi non l’ho aggiornato neppure nei mesi di 30 giorni. Cioè, andando indietro nel tempo, novembre, settembre, giugno e aprile. A questo punto mi sembra probabile che sia almeno da aprile 2015 che non spingo quel piccolo pulsantino per far avanzare correttamente la data.  
Ed ora ho accumulato un piccolo capitate di 6 giorni tutti miei, da usare al bisogno, perché li ho risparmiati, ed io seguo me stesso, mi guardo a distanza, con la possibilità di prevedere il futuro di quasi una settimana.
Vivo, con l’orologio, un tempo che è già trascorso, e, al contempo, se mi guardo attorno, torno nel presente. Condizione invidiabile, per certi versi, o da schizofrenia, a voler essere meno indulgenti.

Eppure sarebbe bello poter disporre tutti di un piccolo capitale di giorni, risparmiati in questo o in altri modi, da usare quando servono. Magari da prestare o regalare, o da farsi prestare, trovando le vie per realizzare questa strana banca del tempo.
Sarebbe un bel regalo da fare a qualcuno, credo, e del tutto originale, perché, oggi, se desideriamo regalare ad altri un po’ del nostro tempo, possediamo solo il metodo tradizionale, quello che prevede la nostra presenza, in contemporanea, ed intanto il tempo reale scorre nell’unica direzione che ci è concessa, sempre in avanti, senza rallentare né accelerare.

Le fotografie ci riportano ciò che è stato, ma solo come memoria. La fantasia ci proietta in quello che sarà, ma così ogni previsione risulta azzardata.
Ed il presente è il mio dito che scorre, come quello di un alunno che impara a leggere, sulle righe che raccontano storie, favole, tragedie e grandi imprese. Vorrei imparare a leggere di nuovi mondi, di giorni regalati e ricevuti, di rancori sciolti da un sorriso e di mille amori, tra quelli possibili, tutti realizzati e serbati attuali, riportando il datario e le lancette esattamente dove è bello che siano, al posto giusto, e ridere, di ogni cosa, perché è giusto riderne, lasciando la tristezza ad intristire da sola senza contagiare le giornate di oggi e di domani, e sparendo poco a poco anche dalla memoria di ieri. In fondo non mi sembra di chiedere troppo.


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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