Lo conosci benissimo, lo so. Anche a te è capitato di
incontrarlo, in rete. Frequenta i social, dove trova i suoi simili, si accoppia
e riproduce la specie, in una sorta di evoluzione darwiniana a rovescio.
E poi frequenta le pagine che accettano i commenti di
chiunque; più sono meglio è, perché la visibilità paga in termini di piccoli (o
grossi) guadagni pubblicitari.
Lo sparacazzate, tanti anni fa, se si azzardava in piazza o
in un locale pubblico a dire certe idiozie veniva individuato, riconosciuto,
etichettato, e invitato poi a dire la sua opinione per intrattenere gli altri.
Era lo scemo del paese, ovviamente a sua insaputa, e pensava pure di avere
successo.
Ora si sente autorizzato ad esprimersi sulle vaccinazioni,
sull’Euro, sull’urbanistica degli anni trenta, sugli immigrati e, ovviamente
sulla scuola, sulle religioni, sulla violenza e sul degrado, sulla
disoccupazione e sui successi di chi si impegna a lungo per raggiungere certi
risultati. Ama le battute volgari e le offese, a volte si muove in branchi, e
per lui il cervello è un optional, perché semplificare è sicuramente più facile
e tiene meno occupati i neuroni.
Poi arrivano sociologi, guru e grandi scrittori e pensatori,
e sparano a zero sulla rete, su Twitter, ad esempio, dove personaggi
discutibili hanno migliaia di seguaci.
Eppure basterebbe usarla meglio, la rete, ignorando lo
sparacazzate che si nasconde dietro l’angolo, scegliere chi leggere e chi no, esattamente
come, per strada e nella vita, non si è amici di tutti, oppure, quando si
decide di leggere un libro cartaceo o un ebook, si sceglie quale leggere, e non
ci si riempie la testa di ovvietà scritte da chi non sa scrivere.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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