Se una sera di mezza primavera, un po’ verso l’estate, ti capita di pensare ad un nuovo inizio, di immedesimarti in una vita non tua, forse perché la tua non la ritieni ugualmente piena, che dovresti fare?
Praticamente nulla, perché è semplicemente un pensiero
irrealizzabile.
Al massimo puoi decidere di mutare alcune cose, magari in
modo radicale, se ne hai il coraggio, la giusta motivazione e la soluzione
rientra nelle opportunità percorribili, senza scordare gli impegni che hai
preso e devi mantenere, cioè le tue responsabilità. Ma non potrai mai vivere la
vita di un’altra persona, partendo dal suo inizio, soffrendo per i suoi dolori
e gioendo per i suoi successi, esaltandoti per quello che ti sembra grande, e
che chissà se grande lo è veramente.
Le fantasie resteranno fantasie. O forse molto altro resta
da fare, con i tuoi limiti, che sono pure i miei.
E se invece di viverla, quella vita, si trattasse invece di
indagarla, di valorizzarla, di renderla nota, per quanto è giusto lo sia, non
sarebbe ugualmente una cosa da fare?
A volte leggo un libro che mi appassiona, credo di essere
quello che ha avuto quella donna inarrivabile, che ha compiuto quel viaggio
memorabile, o che si è abbassato tanto nello squallore avendo il coraggio di
ammetterlo e confessarlo, in una sorta di cammino verso la dannazione o la
redenzione. Pure a te sarà capitato, immagino, di trovare un personaggio sulle
pagine, tra le pagine, oltre le pagine, e di sentirti vicino alle sue emozioni,
ai suoi pensieri, che erano/sono anche i tuoi.
Viverla però, quella vita, non so se lo hai desiderato
veramente, come scrivevo all’inizio. Ogni vita è unica, pur essendo però simile
a tantissime altre, quindi ogni vita è libera di essere, senza che tu la
condizioni ad una ripetizione a tuo beneficio. Una vita conclusa, poi, è
perfetta. Finita. Fissata per sempre. E come tale va rispettata, raccontata se
lo ritieni giusto, o lasciata andare, perché ormai il suo tempo è passato.
A volte io immagino anelli, uno dopo l’altro, legati tra loro,
in modo logico, ma poi mi rendo conto che è una rappresentazione troppo
limitata.
Un modello più adatto potrebbe essere quello di una rete,
dove ogni anello non ha solo un prima ed un dopo, ma molti legami complessi,
con gli altri anelli vicini. E neppure questo è sufficiente.
Quella vita-anello dovrebbe essere vista a tre dimensioni,
non come il semplice nodo di una rete, ma come una bolla di sapone in una
grande massa di schiuma, sempre rigenerata dal basso e in continuo movimento,
perché non solo lo spazio, ma il tempo, anche, diventa un fattore importante.
Allora se tu, io, e quella persona che magari ammiriamo
entrambi, ci siamo per un attimo sfiorati, credo che questo dovrebbe bastarci.
Magari non direttamente - è possibile infatti che le nostre
bolle non siano mai venute in contatto diretto - ma attraverso altre bolle
ancora, fragili come le nostre… Ecco, questo volevo dire.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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