I social sono generosi, o meglio, lo sono quelli che li
frequentano, indipendentemente da ogni altra considerazione sul piano umano e
personale?
Parto da questa domanda, che ho già fatto a me stesso un po’
di tempo fa, dopo aver letto che un noto scrittore, giornalista, e non solo, ha
deciso di abbandonare i social per sopraggiunta stanchezza. Non lo
conosco di persona, e quindi probabilmente è l’uomo più squisito del mondo,
gentile e disponibile sotto molti aspetti, ma un po’ non lo capisco, e mi
sfugge qualche cosa sulle motivazioni della sua scelta. Dice che non è
interessato a fare autopromozione e che si resta sui social o per parlare di se
o di quel che si fa.
Poi, dopo una veloce ricerca, scopro che già lavorava come
giornalista a ventiquattro anni presso un importantissimo settimanale italiano,
che ha pubblicato almeno venti libri tra saggi, romanzi ed altro, che è stato
conduttore televisivo e quant’altro. Persona eccezionale insomma, preparata,
apprezzata. Io stesso ho letto il suo ultimo saggio, tra le altre cose.
Allora capisco come
lui non abbia assolutamente bisogno di autopromozione, e capisco anche
che possa essere stanco, ma non può dire che le modalità per stare sui social
sono soltanto le due che individua. Uno con la sua esperienza sa benissimo che,
se volesse, potrebbe agevolmente spendere sui social la sua autorevolezza per
sostenere qualche giovane che desidera in qualche modo emergere e non riesce a
farlo nel mondo dell’editoria attuale, arroccata sui soliti noti, dei quali fa
parte.
Manca di generosità, insomma, ed è un po’ narciso. Questo mi
fa ripensare al giudizio su di lui, a ridimensionarlo. Non ci si lamenta dei
troppi dolci quando gli altri non hanno neppure il pane, insomma, per dirla
come piace a me. Peccato però. Pensavo fosse diverso.
Non è il solo caso tuttavia, tra le persone famose ed
affermate, di abbandono dei social, dopo averci provato.
Un altro esempio recente è quello di un conduttore e
giornalista televisivo che, dopo una breve apparizione su Twitter, ha abbandonato
il campo, non trovandolo adatto. O non avendo il tempo da dedicarci. Pure lui
non ha bisogno di Twitter però, visto che è conosciutissimo, vende facilmente i
suoi libri, è ormai in età da pensione da molti anni e non ha alcuna necessità
di autopromuoversi.
Entrambi, aggiungo, sono personaggi enciclopedici, nel senso
che esiste una voce su di loro su Wikipedia. E questo fa capire che,
eventualmente, sarebbero i social ad avere bisogno di loro.
Forse bisognerebbe partire dalle motivazioni che spingono ad
esserci, sui social, per capire meglio la domanda iniziale, quella della
presenza o meno di generosità in questi ambienti.
Si vedono tante situazioni. Qualcuno cerca rapporti umani,
principalmente quelli, perché dietro ogni account c’è una persona (fake
esclusi, ovviamente, ma questo è un altro discorso). Altri intendono discutere
di temi che interessano, ed a volte sono pronti anche a scontrarsi. Poi si
cerca visibilità per una propria attività, e quindi c’è una motivazione
economica. Oppure si vuole diffondere un’opinione politica, a sostegno di un
partito o di un movimento, e lo si può fare in modo evidente ed esplicito
oppure con arte e gentilezza, a volte anche camuffando un po’ le proprie reali
posizioni.
La maggioranza delle persone però cerca essenzialmente un
piccolo spazio, una seppur limitata visibilità. Ecco che allora su Facebook
qualcuno manda inviti a seguire una propria pagina, un proprio blog, e pure su
twitter arriva pubblicità ed autopromozione, anche nelle comunicazioni private.
Eppure a questi rincorritori è difficile
prestare attenzione, specialmente se si avverte che la loro azione è
automatica, autoreferenziale, essenzialmente egoista. Si tratta insomma di
tentativi di marchette, alle quali si sottopongono, nei salotti
televisivi, pure gli scrittori più noti.
Eppure sarebbe bello se, senza invito o interesse,
qualcuno pubblicizzasse qualcun altro, con la sola motivazione del
piacere di farlo, trovando soddisfazione riflessa nel piacere o vantaggio altrui.
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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