Capita a tutti, credo, di pensare al futuro. A paure,
pericoli, rischi, ma anche a sogni, speranze, prospettive. È perfettamente
umano, e non solo umano.
Pure le forme di vita più elementare, riproducendosi, pensano
al futuro. L’istinto di sopravvivenza è istinto di futuro.
Qualcuno ne ha ricavato un mestiere, uno dei più antichi del
mondo: filosofeggiare.
Altri ci scommettono su basi matematiche, ed assicurano.
I poeti e gli artisti ci vogliono arrivare con le loro
opere, i muratori e gli architetti usando materiali da costruzione.
Persino i cimiteri sono il futuro, il pensiero dei nostri
morti, che hanno pensato di farsi ricordare o con semplici lapidi o con veri
mausolei. E se non sono stati loro a pensarlo, siamo stati noi, perché da
qualche parte, in qualcuno, vorremmo restare, nel futuro che verrà.
Qui si opera, in un certo senso, un’operazione di
estrapolazione, di proiezione. Se sino ad oggi è successo questo, allora è
perfettamente logico pensare che qualche cosa di analogo succederà anche quando
noi non ci saremo più. Non tutti sono faraoni, papi o grandi personaggi che
possono pensare di farsi conservare. Ci basta vedere cosa è avvenuto con i
nostri antenati per capire cosa resterà di noi, e delle nostre opere. Ed allora
ecco la cultura, che non è altro che il tramandare conoscenza, in ogni sua
forma, anche manuale o artigianale.
Ed ecco anche spiegato l’orrore per i barbari che distruggono, che
vengano dal nord o dal sud del mondo, da est o da ovest, a conquistare magari,
e depredare.
Quindi anche l’illusione, perché l’orrore non è
l’eccezione, ma la regola. Nulla è per sempre. Ogni cosa, esattamente ogni
cosa, è destinata a finire. A volte la rovina arriva da mani di uomo, che non
fanno altro che accelerare il processo comunque inevitabile, qualche
secolo o qualche millennio dopo.
E Lorenzo il Magnifico ora esiste ancora, capiamo il senso
del suo esser lieti, e quella farfalla depone uova che non vedrà mai
schiudere, perché sa che dopo di lei verranno altre farfalle sue figlie,
e tutti noi continuiamo a vivere, oggi, immaginando e progettando, sino
all’ultimo, il domani. Nel caso peggiore, quello che penso tu possa immaginare,
se non abbiamo un nostro futuro a disposizione, lo proiettiamo su altri, perché
così deve essere. Eppure, la sola certezza, è che noi esistiamo in questo
momento.
La mamma diede un soldino al suo bambino
Lui mise il soldino in una piccola scatola
Il bambino diventò grande
La mamma se ne andò
Lui ritrovò per caso una scatola, che gli ricordava
qualcosa
Ritrovò il soldino, e rivide sua madre
Sua madre gli dà un soldino
Lui mette il soldino in una piccola scatola...
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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