Stavo aspettando, in auto, e mi guardavo attorno, osservavo i passanti, indugiavo sulle espressioni dei volti, e vedevo anche l’ambiente attorno, le case dignitose e dall’apparenza normale, ed ho avuto la sensazione di vivere un momento di transizione, esattamente in quell’istante. Nulla di nuovo, sia chiaro, perché il fenomeno è evidente da anni, ma ugualmente ne ho avuto una specie di consapevolezza con immagini nuove.
Quella bambina ad esempio, era reale o soltanto virtuale? E
quell’anziano signore che scendeva a fatica dall’auto guidata da un familiare
era in carne ed ossa? E l’auto esisteva veramente?
Sono stato assalito dal terrore dell’immateriale,
dell’annullamento irreversibile, della negazione del sole e delle piante, della
mutazione di ogni cosa della realtà in oggetti impalpabili, soltanto apparenti.
Mi sono chiesto che destino aspetta quelli che ancora
toccano la terra con le loro mani per produrre il cibo che mangiamo se anche in
campagna le macchine fanno prima e meglio il lavoro degli uomini. Esagero, è
chiaro, ma la sensazione di disorientamento che ho provato è stata vera.
Un negozio chiuso, un giovane che cerca lavoro, un impiegato
che tra poco sarà sostituito da operazioni on line, il denaro che si alimenta
solo di altro denaro, senza passare prima dalla produzione di beni che ha
bisogno di uomini, un enorme videogioco che ingloba le vite e le sacrifica o le
finalizza in ruoli rigidi, la vera miseria e la guerra che sono sentite solo
come fastidio da allontanare, per evitare il contagio. E il lavoro, se c’è, è
pagato meno ed è precario, per definizione. Si salvano solo i ceti alti, coloro
che sanno molto bene che la materia conta più del virtuale, che hanno posti
sicuri, più di uno, e l’uscita di emergenza pronta, in caso di bisogno. Tutti
gli altri sono sacrificabili, contano esclusivamente come voto, vanno solo convinti di
come devono votare, ed è preferibile che restino il più possibile nell’ignoranza, nella
rabbia sterile, nell’illusione del cambiamento (magari distraendosi come loro conviene) .
Qualcuno pensa che il voto non serva a nulla, e vedere
quanti eletti, senza vincolo di mandato, tradiscono la buona fede di chi li ha
votati, pur concedendo a questi rappresentanti un’onesta di scelta che non
sempre è scontata, fa sospettare che una parte di ragione la possa avere.
Stavo aspettando, in auto, e mi guardavo attorno, osservavo
i passanti. A cosa stiamo andando incontro, tutti quanti, nei prossimi anni? Il
tanto peggio tanto meglio ancora non mi ha convinto, ma credo di essere un
inguaribile ottimista.
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.