Partendo dalla strada asfaltata e da un parcheggio, si
inizia a salire verso l’alto. Il sentiero era, ed è tutt’ora, facile
all’inizio, tra muretti, case, alberi e panchine in attesa, ogni tanto, in
punti dove ci si può sedere e guardarsi attorno.
Continuando l’orizzonte poco a poco si allarga, si vedono
prima i tetti vicini, poi quelli della piccola cittadina e poi oltre, dove la
campagna lotta inutilmente per resistere alle strade ed al cemento dei centri
commerciali, delle strutture turistiche e delle nuove abitazioni.
Arrivano suoni da cortili, rumore di traffico, si comincia
ad ammirare il lago sino all’altra sponda, e poi più a sud, dove si perde nella
leggera foschia.
Se non ci si ferma per non perdere il fiato e si sale con
metodo ed il giusto ritmo, magari da soli, si cominciano ad apprezzare
particolari minimi, come una piantina che si conosce bene, oppure un arbusto
che invece non si sa che nome abbia. Poi si vedono insetti, e piccoli
animaletti se si è fortunati, o uccelli.
La salita ancora non diventa impegnativa, ma richiede
maggiore attenzione. Il sentiero ora è formato non solo da terreno calpestato
da migliaia di scarpe e scarponi, ma anche da roccia e grossi massi che
spuntano, con un po’ di erba e anche muschio, alla loro base.
Finalmente si arriva al bastione, solido, orgoglioso, a
guardia del territorio, e ci si può fermare per guardare in basso,
affacciandosi dal muretto che circonda un piccolo spiazzo pianeggiante attorno
alla costruzione. Il potere militare e politico lo ha eretto, ed ora è ancora
lì, un po’ superato, ridotto ad essere attrazione turistica anche se non
vorrebbe, perché rimpiange la sua gloria.
Ma si continua, perché il piccolo sentiero, ora più ripido,
seguita a salire, e il bisogno di seguirlo supera la tentazione di sedersi e
poi scendere. Se c’è un sentiero, significa che molti lo hanno già percorso, e
che probabilmente vale la pena percorrerlo.
Per chi non è molto allenato ora le cosce ed i polpacci
iniziano a dar segnali, ma non c’è fretta, e ci si può tranquillamente adeguare alle proprie forze. Se capita di essere superati da qualcuno che sale di corsa
con scarpette leggere e semplici pantaloncini corti è sufficiente ammirarlo, e continuare col proprio passo.
Poi, piccola e aderente alla roccia, la chiesetta, eretta
come gesto di ringraziamento, ben al di sopra del bastione, non semplicemente
come le cattedrali costruite allo stesso livello dei castelli. Il divino sopra
l’umano, per chi ha fede, o semplicemente l’ideale sopra la forza.
Oltre la chiesetta però il sentiero sempre più ripido
continua, perché non si è arrivati alla cima, al limite estremo, e si è spinti
a continuare.
In pochi minuti si arriva ad una ferrata, e per poter
proseguire occorre un’attrezzatura seria unita al desiderio di superare
l’ostacolo. Qui la scelta diventa chiara. Alcuni proseguono, altri si fermano,
rinunciano, e, dopo aver ammirato ancora una volta la vista stupenda, iniziano
a scendere.
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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