(sottotitolo: con gli occhi del voyeur)
Ogni immagine che mi raggiunge, che mi arriva dentro
intendo, deve prima
passare alcune barriere. Questi ostacoli da superare sono
diversi da individuo ad individuo, e tradiscono, in modo assolutamente
incontrollabile, le singole personalità. Occorrerebbe partire da lontano per
fare un discorso esaustivo, iniziando dai nostri sensi, che sono diversi da
quelli degli altri esseri viventi.
Nessun animale ha recettori perfettamente sovrapponibili ai
nostri, quindi noi non vediamo e non percepiamo il mondo come lo fanno tutti
gli altri, ma solo a modo nostro. Noi non distinguiamo l’ultravioletto come le
api, non elaboriamo le vibrazioni che arrivano ai pesci nell’acqua, non udiamo
i rumori che sente il cane…
Io poi, quando cammino per strada, non vedo quello che
vedi tu, al mio fianco, anche se abbiamo un campo visivo praticamente identico.
Tu magari vedi il colore di quell’abito e degli accessori,
io invece noto la lunghezza di quella gonna e le gambe. Qualcuno è attirato
dalle scarpe, altri dai giochi dei bambini. In questo ultimo caso si potrebbe
trattare di bambini a loro volta, di genitori, di nonni o addirittura di
pedofili. Ed in ciascuno di questi casi ciò che vedono, e che li interessa, è
sensibilmente diverso.
L’estrema bellezza e varietà della natura mi appare, a
seconda del mio stesso umore, diversa da ieri. E nel rapporto con i miei simili
la mutazione è lenta ma costante, irreversibile per certi versi. Quello che mi
si è fissato in momenti molto precoci nella mente, che mi ha condizionato da
sempre e ancora oggi mi indirizza i pensieri rimane come strato sedimentario
profondo. Poi è venuta l’esperienza a complicare la scala dei valori, a
insegnarmi la malizia e la dissimulazione, ad assumere un ruolo, o meglio,
molti ruoli. Quindi continuo a vedere quello che non vedi tu, almeno per alcuni
particolari, anche se fingo diversamente.
Io sono sempre più convinto però che sia bello giocare con
queste modalità di comunicazione non verbale, facendole tassativamente restare
un gioco e mai una seppur minima invadenza o violenza reale. Il pensiero non è
controllabile, ma le azioni sì, ed è questa la consapevolezza che deve scendere
in campo a difesa della fantasia senza limiti e della libertà altrui, fonte,
per chi ne sa godere, anche del proprio piacere.
Ed ora la ragazza seduta in riva al fiume a cosa ti fa pensare? E lei cosa pensa?
La foto è di Robert Doisneau
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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