domenica 15 febbraio 2015

Omnia munda mundis



(sottotitolo: con gli occhi del voyeur)

Ogni immagine che mi raggiunge, che mi arriva dentro intendo, deve prima
passare alcune barriere. Questi ostacoli da superare sono diversi da individuo ad individuo, e tradiscono, in modo assolutamente incontrollabile, le singole personalità. Occorrerebbe partire da lontano per fare un discorso esaustivo, iniziando dai nostri sensi, che sono diversi da quelli degli altri esseri viventi.
Nessun animale ha recettori perfettamente sovrapponibili ai nostri, quindi noi non vediamo e non percepiamo il mondo come lo fanno tutti gli altri, ma solo a modo nostro. Noi non distinguiamo l’ultravioletto come le api, non elaboriamo le vibrazioni che arrivano ai pesci nell’acqua, non udiamo i rumori che sente il cane…
Io poi, quando cammino per strada,  non vedo quello che vedi tu, al mio fianco, anche se abbiamo un campo visivo praticamente identico.
Tu magari vedi il colore di quell’abito e degli accessori, io invece noto la lunghezza di quella gonna e le gambe. Qualcuno è attirato dalle scarpe, altri dai giochi dei bambini. In questo ultimo caso si potrebbe trattare di bambini a loro volta, di genitori, di nonni o addirittura di pedofili. Ed in ciascuno di questi casi ciò che vedono, e che li interessa, è sensibilmente diverso.

L’estrema bellezza e varietà della natura mi appare, a seconda del mio stesso umore, diversa da ieri. E nel rapporto con i miei simili la mutazione è lenta ma costante, irreversibile per certi versi. Quello che mi si è fissato in momenti molto precoci nella mente, che mi ha condizionato da sempre e ancora oggi mi indirizza i pensieri rimane come strato sedimentario profondo. Poi è venuta l’esperienza a complicare la scala dei valori, a insegnarmi la malizia e la dissimulazione, ad assumere un ruolo, o meglio, molti ruoli. Quindi continuo a vedere quello che non vedi tu, almeno per alcuni particolari, anche se fingo diversamente.

Io sono sempre più convinto però che sia bello giocare con queste modalità di comunicazione non verbale, facendole tassativamente restare un gioco e mai una seppur minima invadenza o violenza reale. Il pensiero non è controllabile, ma le azioni sì, ed è questa la consapevolezza che deve scendere in campo a difesa della fantasia senza limiti e della libertà altrui, fonte, per chi ne sa godere, anche del proprio piacere. 

Ed ora la ragazza seduta in riva al fiume a cosa ti fa pensare? E lei cosa pensa?


La foto è di Robert Doisneau

                                                                                             Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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