lunedì 16 maggio 2016

Il premio di natalità (stai bonus…)


Già a partire dal 1923 il fascismo, con la riforma della Cassa nazionale di maternità, iniziò a pensare a provvedimenti che potessero far aumentare la popolazione, e per tutto il ventennio questa politica demografica non cambiò. Tra le cose positive vi fu sicuramente l’azione di prevenzione operata dall’Onmi, che puntava a prevenire le situazioni patologiche ancor prima che curarle, ma restò probabilmente il solo aspetto positivo in un assetto di provvedimenti, norme e leggi volte a punire o premiare l’uomo quasi ignorando la volontà della donna, sanzionata solo se rifiutava la gravidanza o si procurava volontariamente un aborto, e per il resto considerata esclusivamente alle dipendenze del capofamiglia, l’uomo.
Si premiarono le famiglie numerose (cioè i capifamiglia delle famiglie numerose). Ad esempio a Ferrara il podestà Ravenna concesse un premio di 1000 lire alle coppie che avessero avuto sei figli in buona salute in dieci anni e di 2000 lire a quelle che ne avessero avuto dodici in venti anni.
Più avanti, verso la fine degli anni trenta, quando ormai erano in vigore le leggi razziali, si istituì la Medaglia d'onore per le madri di famiglie numerose, subito sbeffeggiata come la Medaglia della coniglia.
Questo non avvenne solo in Italia ma anche in Germania ed in Unione sovietica. Ad esempio la prima donna a ricevere la croce d'onore per le madri tedesche fu Magda Goebbels, moglie del ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels per i suoi figli, sei dei quali furono uccisi, probabilmente dalla madre, il primo maggio 1945, a Berlino prima del suicidio dei genitori.
Un paese che attuò una diversa politica demografica, nel dopoguerra, fu la Cina, con l’imposizione del figlio unico alle coppie. Ora si è capito che fu un errore, e si tenta di correre ai ripari, ma già si prevede che nel giro di venti o trenta anni un numero insostenibile di anziani porterà quel paese ad una crisi profonda.

Per tornare all’Italia, dopo la guerra le cose poco alla volta mutarono; se prima era quasi la norma che ogni coppia avesse almeno cinque o sei figli, e spesso di più, dopo la natalità iniziò a calare, sino ad arrivare con sempre maggior frequenza al figlio unico. Oggi siamo in fase di decrescita demografica, oltre che di crisi economica, e si tenta di rivisitare il premio di natalità di circa ottanta anni fa con provvedimenti una tantum ma senza modifiche strutturali alle cause che portano sempre più coppie a non volere figli.

Avere un figlio solo non è esclusivamente egoismo dei genitori, è l’aspirazione naturale di dare alla discendenza la maggior sicurezza possibile, è la libera scelta motivata da insicurezza per il futuro e necessità di lavorare entrambi, quando è possibile, per sostenere il bilancio familiare. E poi c’è la sparizione della famiglia patriarcale tradizionale, coi nonni che non sempre abitano vicini, e le strutture pubbliche per l’assistenza all’infanzia troppo costose se non si hanno sufficienti risorse economiche. È tutto lo Stato sociale che dovrebbe essere rivisto prima di pensare che un bonus per i figli possa mutare la situazione.
Una politica seria poi non deve cadere nella sfera d'influenza del cattolicesimo integralista, perché ogni famiglia, tradizionale o con coniugi dello stesso sesso che sia, ha la stessa dignità, a prescindere dalla possibilità che la famiglia-unione omosessuale abbia o non abbia figli. Il calo demografico non è addebitabile agli omosessuali insomma, che anzi potrebbero benissimo allevare figli adottati, se fosse loro legalmente concesso, senza entrare necessariamente nella discussione su altre modalità di avere figli.
Il futuro come sarà? Difficile prevederlo, ma quasi certamente sempre più multietnico, perché i nuovi cittadini italiani hanno la tendenza ad avere più figli, ed ormai in ogni classe delle elementari o delle medie un alunno su tre ha almeno uno dei genitori non nato in Italia.
Con queste premesse l’Italia del 2030 sarà un po’ diversa da quella di oggi.

(Consiglio, come fonte possibile di approfondimento, i testi di Chiara Saraceno)

                                                                                                  Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie

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