Un blockbuster al cinema
solitamente non riesce a fare a meno dell’eroe, raramente dell’eroina, quindi
il prodotto va a coprire il bisogno profondo, a volte irrazionale, di fuga
dalla realtà e di ricerca di una via di salvezza che ci mostri, anche solo per due
ore, come si possa vincere.
Poi, tornati in strada o spento lo schermo del
televisore casalingo, ci si risveglia e si capisce che era solo fantasy, e gli
effetti oppiacei pian piano svaniscono.
Senza scomodare competenze che non possiedo non
posso fare a meno di notare però che si tratta di ben altro della semplice fantasia.
È l’intera società che cerca modelli, guide,
gruppi di riferimento, ideologie da seguire quasi come se fossero le Tavole
della Legge, certe, vere ed indiscutibili, da farne solo oggetto di Fede.
E in questa situazione appare l’eroe mascherato
o il personaggio inventato (studiato a tavolino da esperti di marketing) che
alla fine diventa anche personalità politica e leader di partito che trascina
masse di assenzienti acritici (nel senso che non criticano mai la loro guida ma
esclusivamente tutti gli altri). Eppure, senza voler sminuire qualcuno in
particolare, nessuno dei nostri leader di partito o di movimento è esente da
pecche più o meno vistose. Tutti gli avversari le vedono, magari ci marciano
pure, esagerandole, ma quasi sempre hanno un fondo di oggettività.
Se l’eroe deve essere, tuttavia, difficilmente
sarà un personaggio amletico o uscito da un film di Ingmar Bergman. Troppo complessi
e sfaccettati per la semplificazione consolatoria necessaria. Il lato oscuro
con le paure profonde e le colpe inconfessabili è adatto a noi comuni mortali,
non al nostro eroe necessario.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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