Gerolamo Melchiorri, parlando del destino di
uno sconfitto in un duello “che restò morto, ed ebbe torto!”
Oggi,
nella cronaca politica triste e riduttiva, personalizzata da tutti o quasi per
fidelizzare ogni possibile votante o sostenitore (come ad imporgli una tessera
per la raccolta di punti), si fa una massiva operazione di citazione di grandi
personalità (in qualche caso appena scomparse, come Pannella) ed ecco quindi le
frasi scelte a proprio tornaconto estrapolate da Berlinguer, Pertini, Ingrao, Gramsci,
De Gasperi, Kennedy, Luther King, Gandhi...
Si
è sempre fatto, è chiaro, ma è sempre stata un’operazione scorretta, staccata
dal contesto reale e dai tempi nei quali queste persone sono vissute. Chi può
dire con assoluta certezza che anche propria madre o proprio padre, oggi, di
fronte ad una situazione nuova che quando loro erano in vita non esisteva nei
termini odierni, avrebbe ripetuto esattamente quelle parole?
E
come è possibile rifarsi a sentimenti nobili ed a movimenti animati da questi
sentimenti, per prendere parte ad un dibattito politico di oggi se il
riferimento ideale è la lotta per la libertà del 1943-1945 in Italia? Chi ne
può portare la voce univoca, se univoca fu?
È
un destino ingrato quello di essere necessariamente fraintesi da chi ti
ricorda, per fini opposti, tanti anni dopo la tua morte.
Forse
essere stati anonimi sconosciuti che hanno vissuto la storia senza far parte
neppure della cronaca non è da commiserare troppo allora, perché per questi
rimane un ricordo grato, non interessato e destinato a sparire poco a poco, rimanendo
finalmente in pace, come è giusto, e legati a quel momento, che non è di oggi.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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