martedì 24 maggio 2016

Il destino e la pace




Non è invidiabile il destino che tocca a chi è stato grande per aver impersonato miti o eroi, maestri o esempi, per aver guidato un’idea, un ideale.
Ecco, è difficile, dopo la fine della vita, mantenere quella posizione quasi trasfigurata. Talmente difficile da risultare quasi impossibile.

Anni fa, tanti anni fa, studiando a livello scolastico i sistemi filosofici che si sono succeduti nel tempo uno dopo l’altro, mi sembrava evidente che ognuno di loro ha rappresentato un momento specifico della nostra crescita culturale e del percorso della nostra specie verso la conoscenza e l’autocoscienza.
Poi il momento di ognuno di loro è passato e nessuno pensa oggi di rifarsi, ad esempio, alla fisica aristotelica.

Forse è questo uno dei motivi, perfettamente comprensibili, per i quali la storia la fanno i vincitori. Oppure, con altre parole come ebbe a citare Gerolamo Melchiorri, parlando del destino di uno sconfitto in un duello “che restò morto, ed ebbe torto!

Oggi, nella cronaca politica triste e riduttiva, personalizzata da tutti o quasi per fidelizzare ogni possibile votante o sostenitore (come ad imporgli una tessera per la raccolta di punti), si fa una massiva operazione di citazione di grandi personalità (in qualche caso appena scomparse, come Pannella) ed ecco quindi le frasi scelte a proprio tornaconto estrapolate da Berlinguer, Pertini, Ingrao, Gramsci, De Gasperi, Kennedy, Luther King, Gandhi...

Si è sempre fatto, è chiaro, ma è sempre stata un’operazione scorretta, staccata dal contesto reale e dai tempi nei quali queste persone sono vissute. Chi può dire con assoluta certezza che anche propria madre o proprio padre, oggi, di fronte ad una situazione nuova che quando loro erano in vita non esisteva nei termini odierni, avrebbe ripetuto esattamente quelle parole?

E come è possibile rifarsi a sentimenti nobili ed a movimenti animati da questi sentimenti, per prendere parte ad un dibattito politico di oggi se il riferimento ideale è la lotta per la libertà del 1943-1945 in Italia? Chi ne può portare la voce univoca, se univoca fu?

È un destino ingrato quello di essere necessariamente fraintesi da chi ti ricorda, per fini opposti, tanti anni dopo la tua morte.
Forse essere stati anonimi sconosciuti che hanno vissuto la storia senza far parte neppure della cronaca non è da commiserare troppo allora, perché per questi rimane un ricordo grato, non interessato e destinato a sparire poco a poco, rimanendo finalmente in pace, come è giusto, e legati a quel momento, che non è di oggi.

                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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