con la riforma della Cassa
nazionale di maternità, sanzionata solo se
rifiutava la gravidanza o si procurava volontariamente un aborto, e per il
resto considerata esclusivamente alle dipendenze del capofamiglia, l’uomo. l’Onmi, che puntava a prevenire le situazioni
patologiche ancor prima che curarle, ma restò probabilmente il solo aspetto
positivo in un assetto di provvedimenti, norme e leggi volte a punire o
premiare l’uomo quasi ignorando la volontà della donna,
Si
premiarono le famiglie numerose (cioè i capifamiglia delle famiglie numerose). Ad
esempio a Ferrara il podestà Ravenna un
premio di 1000 lire alle coppie che avessero avuto sei figli in buona salute in
dieci anni e di 2000 lire a quelle che ne avessero avuto dodici in venti anni.
Più
avanti, verso la fine degli anni trenta, quando ormai erano in vigore le leggi
razziali, si istituì la Medaglia
d'onore per le madri di famiglie numerose, subito sbeffeggiata come la Medaglia della coniglia.
Questo
non avvenne solo in Italia ma anche in Germania ed in Unione sovietica. Ad
esempio la prima donna a ricevere la croce d'onore
per le madri tedesche fu Magda Goebbels, moglie del ministro della propaganda nazista
Joseph Goebbels per i suoi figli, sei dei quali furono uccisi, probabilmente dalla
madre, il primo maggio 1945, a Berlino prima del suicidio dei genitori.
Un paese che attuò una diversa politica demografica, nel
dopoguerra, fu la Cina, con l’imposizione del figlio unico alle coppie. Ora si
è capito che fu un errore, e si tenta di correre ai ripari, ma già si prevede
che nel giro di venti o trenta anni un numero insostenibile di anziani porterà
quel paese ad una crisi profonda.
Per
tornare all’Italia, dopo la guerra le cose poco alla volta mutarono; se prima
era quasi la norma che ogni coppia avesse almeno cinque o sei figli, e spesso
di più, dopo la natalità iniziò a calare, sino ad arrivare con sempre maggior frequenza al figlio unico. Oggi siamo in fase di decrescita demografica,
oltre che di crisi economica, e si tenta di rivisitare il premio di natalità di
circa ottanta anni fa con provvedimenti una tantum ma senza modifiche
strutturali alle cause che portano sempre più coppie a non volere figli.
Avere
un figlio solo non è esclusivamente egoismo dei genitori, è l’aspirazione
naturale di dare alla discendenza la maggior sicurezza possibile, è la libera scelta motivata da
insicurezza per il futuro e necessità di lavorare entrambi, quando è possibile,
per sostenere il bilancio familiare. E poi c’è la sparizione della famiglia
patriarcale tradizionale, coi nonni che non sempre abitano vicini, e le
strutture pubbliche per l’assistenza all’infanzia troppo costose se non si
hanno sufficienti risorse economiche. È tutto lo Stato sociale che dovrebbe
essere rivisto prima di pensare che un bonus per i figli possa mutare la
situazione.
Una
politica seria poi non deve cadere nella sfera d'influenza del cattolicesimo integralista, perché ogni famiglia, tradizionale o
con coniugi dello stesso sesso che sia, ha la stessa dignità, a prescindere
dalla possibilità che la famiglia-unione omosessuale abbia o non abbia
figli. Il calo demografico non è addebitabile agli omosessuali insomma, che
anzi potrebbero benissimo allevare figli adottati, se fosse loro legalmente
concesso, senza entrare necessariamente nella discussione su altre modalità di avere figli.
Il
futuro come sarà? Difficile prevederlo, ma quasi certamente sempre più multietnico,
perché i nuovi cittadini italiani hanno la tendenza ad avere più figli, ed
ormai in ogni classe delle elementari o delle medie un alunno su tre ha almeno
uno dei genitori non nato in Italia.
Con
queste premesse l’Italia del 2030 sarà un po’ diversa da quella di oggi.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie
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