Anche i Greci
praticarono sacrifici umani. Ogni civiltà contadina ha fatto questo. E tutte le
civiltà sono state contadine.
Cesare Pavese.
Dialoghi con Leucò.
Se vedi un fuoco lontano, gioisci, tu sei salvo,
qualcun altro brucia, un altro ha accettato il sacrificio o è stato sacrificato.
Non credi che si possa volerlo spontaneamente? Eppure è evidente che succede. Succede
ogni giorno, quando chi ama decide di sacrificare la vita per l’amato, non
vivendo la propria, e con grande egoismo la dona, morendo poco a poco, prima
del suo fine naturale.
Un tempo, forse non lo sai, nelle notti d’estate
sono andato alcune volte al cimitero, e dai cancelli ho guardato tra le tombe
illuminate debolmente dalle luci votive. Cosa cercavo mi chiedi? Nulla, oppure
una risposta per la quale non avevo chiara la domanda. Forse ho visto i fuochi
fatui, forse, ora non lo ricordo più, ma non importa. Io cercavo loro, alla
fine, solo loro, mentre molti di quelli che amavo erano in vita, e non erano
tra quelli.
Da un po’ non vado più di notte, i tempi sono
mutati, ora tra loro ne conosco diversi, non mi serve più cercarli così. Lo faccio
di giorno però, quando posso, quello non ho mai smesso di farlo, ed amo i prati
verdi, i marmi, i monumenti invecchiati e coperti dal muschio. Lo faccio di
giorno e ogni volta, dopo, sento di dover dire grazie.
E in quei visi, in quei nomi, quasi tutti
sconosciuti, cerco di indovinare chi ha sacrificato la sua vita, chi ha donato.
Non sempre sono i monumenti importanti che li nascondono, ed in ogni caso io
non potrò mai saperlo.
Tu sei salvo però, se è un altro che brucia, lontano,
anche nel tempo.
Pure chi non ha scelto il sacrificio ti salva,
se muore al posto tuo.
Non ti è difficile sapere di questi ultimi,
vero? Ne potresti citare a centinaia, a migliaia, senza conoscerne mai il nome
ma senza sbagliare.
Non servono esempi, a noi fortunati. Noi lo
sappiamo, anche se fingiamo di ignorarlo. Quello che siamo e possediamo oggi,
anche se poco, lo abbiamo avuto in regalo. E basterebbe quasi nulla per
recuperare una maggiore giustizia, prima che diventi troppo tardi, prima che
altri brucino ancora in falò che si fanno sempre più vicini.
Tu senti parlare di crisi e di mancanza di
lavoro? O di persone che fuggono dalla fame e dalla guerra? Certo che lo senti,
ed è di quello che parlo, del dolore che come il mare in tempesta arriva sulla
spiaggia, sulle scogliere, a minacciare i fari.
È quello il fuoco dei falò, che a volte inonda
invece di bruciare, o annega. E noi non siamo dei che si possano permettere di
guardare tutto ciò rimanendo lontani su un monte, intoccabili ed innocenti
(ammesso che lo possano essere). Noi siamo mortali, e sinché i falò staranno
lontani saremo salvi, ancora.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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