Quando l’Ombra rientrò, per una volta prima che
il sole calasse e lei non potesse più trovare così la via di casa, come le
capitava da sempre, si sentì addosso una grande stanchezza.
Da tempo immemorabile seguiva ogni cosa mobile
ed immobile, sino alla fine del giorno, e poi si dimenticava come tornare da
dove era partita, dove abitava, dove finalmente potersi sentire sola con sé stessa.
Ogni cosa le sembrava estranea però, ed iniziò
ad avere il dubbio di non essere nel posto giusto. Non ricordava assolutamente
le stanze, il tavolo, quel quadro alla parete, tutte le posate in ordine e
pulitissime sul lavello della cucina, nel cestello di acciaio.
Sembrava tutto finto, come le era capitato
varie volte di vedere nei grandi negozi di arredamento, con gli ambienti sistemati
in modo da invogliare i possibili clienti a comprare la merce esposta.
Le venne un dubbio, andò nel salotto e si
avvicinò alla libreria. Prese il primo libro che le capitò in mano.
Josè Saramago, Le
intermittenze della morte. Strano. Piccolo formato,
pesante il giusto, non sembrava un libro finto di quelli messi solo per fare
scena. Aprì a caso, a pagina 92, l’ultima di un capitolo, e lesse: Sì, maestà, bisogna che accada qualcosa.
Quindi quello era un libro vero, non
tappezzeria culturale, ma non le sembrava di averlo mai letto.
Si sedette sul divano, stranamente familiare ma
all’apparenza nuovo di fabbrica, senza alcuna impronta dovuta all’uso, col
libro di Saramago in mano.
Chiuse gli occhi e cercò di capire cosa stava
succedendo. Non ricordava di essersi mai posta di fronte a quella domanda che
ora sembrava occupare tutta la sua mente. Non arrivò alcuna risposta, nulla di
nulla. Si perse nel grigiore scuro tra le forme indistinte del sottobosco con
la luna piena. Varie volte c’era stata ed aveva rischiato di perdersi, evitando
a volte per pochissimo quell’assurda situazione.
Riaprì gli occhi. Con tutte le luci accese non
vedeva niente che si muovesse, attorno a lei. Era sola, ma non ne sentiva più
il bisogno. Non capiva neppure perché si era staccata prima del tempo giusto, e
capiva ancor meno se quella, alla fine, fosse veramente la sua casa.
Il suo destino non era quello, lei doveva seguire,
accompagnare, stare al fianco, e non farsi domande. Ora però, pur rendendosi
conto che era giusto rimanere al suo posto, le domande aveva iniziato a farsele.
Domattina
– pensò - quando ricomincerò voglio stare
vicino a qualcuno che abbia letto quel libro, e voglio capire cos’è che deve
accadere.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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