giovedì 26 maggio 2016

Sempre al tuo fianco




Quando l’Ombra rientrò, per una volta prima che il sole calasse e lei non potesse più trovare così la via di casa, come le capitava da sempre, si sentì addosso una grande stanchezza.
Da tempo immemorabile seguiva ogni cosa mobile ed immobile, sino alla fine del giorno, e poi si dimenticava come tornare da dove era partita, dove abitava, dove finalmente potersi sentire sola con sé stessa.
Ogni cosa le sembrava estranea però, ed iniziò ad avere il dubbio di non essere nel posto giusto. Non ricordava assolutamente le stanze, il tavolo, quel quadro alla parete, tutte le posate in ordine e pulitissime sul lavello della cucina, nel cestello di acciaio.
Sembrava tutto finto, come le era capitato varie volte di vedere nei grandi negozi di arredamento, con gli ambienti sistemati in modo da invogliare i possibili clienti a comprare la merce esposta.
Le venne un dubbio, andò nel salotto e si avvicinò alla libreria. Prese il primo libro che le capitò in mano.
Josè Saramago, Le intermittenze della morte. Strano. Piccolo formato, pesante il giusto, non sembrava un libro finto di quelli messi solo per fare scena. Aprì a caso, a pagina 92, l’ultima di un capitolo, e lesse: Sì, maestà, bisogna che accada qualcosa.
Quindi quello era un libro vero, non tappezzeria culturale, ma non le sembrava di averlo mai letto.
Si sedette sul divano, stranamente familiare ma all’apparenza nuovo di fabbrica, senza alcuna impronta dovuta all’uso, col libro di Saramago in mano.
Chiuse gli occhi e cercò di capire cosa stava succedendo. Non ricordava di essersi mai posta di fronte a quella domanda che ora sembrava occupare tutta la sua mente. Non arrivò alcuna risposta, nulla di nulla. Si perse nel grigiore scuro tra le forme indistinte del sottobosco con la luna piena. Varie volte c’era stata ed aveva rischiato di perdersi, evitando a volte per pochissimo quell’assurda situazione.
Riaprì gli occhi. Con tutte le luci accese non vedeva niente che si muovesse, attorno a lei. Era sola, ma non ne sentiva più il bisogno. Non capiva neppure perché si era staccata prima del tempo giusto, e capiva ancor meno se quella, alla fine, fosse veramente la sua casa.

Il suo destino non era quello, lei doveva seguire, accompagnare, stare al fianco, e non farsi domande. Ora però, pur rendendosi conto che era giusto rimanere al suo posto, le domande aveva iniziato a farsele.
Domattina – pensò - quando ricomincerò voglio stare vicino a qualcuno che abbia letto quel libro, e voglio capire cos’è che deve accadere.

                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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