Tutto nasce da un nostro viaggio
a Firenze, il primo e l’ultimo assieme. Mi incuriosì, durante la visita ad un
museo, una strana scatola semivuota che conteneva un tubo a specchio e immagini
che riacquistavano una forma consueta e riconoscibile quando, a prima vista,
sembravano solo una macchia o uno sgorbio. I ricordi si accavallano e fanno ressa
all’uscita così che non so distinguerli e fermarli. Da bambino mio nonno mi
accompagnava la domenica al cinema Diana, a Ferrara, colpa sua se da allora il
cinema mi è sempre piaciuto. E anche per entrare al cinema la ressa all’ingresso
mi schiacciava e la cosa era ritenuta normale da tutti. Nessuno voleva che
chiunque altro lo superasse, e così si spingeva come se fosse la cosa più
normale da fare. Quella scatola comprata a Firenze la conservo gelosamente, si
tratta di anamorfosi, come ho iniziato presto ad approfondire. E gli altri
ricordi che fanno a gomitate per farsi riconoscere? Una prima birra a porto
Garibaldi, oppure la tua prima visita a Ferrara quando mi telefonasti
esattamente a pochi metri dalla casa di allora, ma non c’erano ancora i
cellulari. La festa di laurea di nostro figlio, alla quale hai partecipato in
modo invisibile, e ancora la trovo un’ingiustizia. Vertere
seria ludo, questo forse è il segreto, trovare un motivo per vedere con occhi
diversi, e poi che il tempo compia il suo dovere. Non posso nulla davanti a chi
è più forte e, forse, più giusto di me. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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