Alcuni lo pensano e forse lo pensiamo tutti,
almeno per qualche breve periodo: io non voglio morire.
Ed allora una possibilità abbastanza recente
che viene offerta a chi non si rassegna è la crioconservazione. C’è stato un
caso del quale si parla in queste ultime ore, una tragedia che vorrei
rispettare per il dolore che porta con sé, e vorrei pure ignorare tutti i dubbi
sulla effettiva probabilità di successo di questo metodo che si affida sulla
perfetta conservazione del corpo e sulla capacità futura di richiamarlo in vita
dopo la morte.
La questione di fondo per me è una sola, quella
che mi importa intendo. Anche io non vorrei morire, ma nel senso di fermare il
tempo, cristallizzare la situazione in un determinato momento felice e
mantenerlo, cioè far vivere, con me, tutte le persone che mi sono legate.
L’idea di potermi svegliare tra 50, 100 o addirittura 200 anni col fisico
malato o vecchio che avevo al momento della morte non mi attira per nulla.
Ancor meno mi sembra sia desiderabile tornare alla vita dopo che tutti coloro
ai quali ero legato sono spariti, assolutamente tutti, e svegliarmi ad esempio
oggi dopo essere morto, supponiamo, ai tempi del congresso di Vienna. Ma che ci
farei? Io, vissuto ai tempi di Napoleone, ora cosa potrei fare? Il fenomeno da
baraccone o che altro?
Alcuni mi riterrebbero un egoista, e non credo
mi vedrebbero con simpatia. Per altri sarei un intruso, per tutti un
disadattato, da rieducare, forse, o da rinchiudere in una struttura protetta
per impedirmi di farmi male da solo. Non saprei nulla di tutto quello che è
cambiato nel mondo, avrei idee antiquate, e sarei assolutamente solo. Nessun parente
e nessun amico, nessun collega, nessun vicino, assolutamente nessuno. Ma che
senso avrebbe tutto questo?
Anche io non vorrei morire, però… però non
così.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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