martedì 8 novembre 2016

La prima volta




Quello che esiste ora, e che domani non sarà più, ha avuto una sua prima volta, nel senso che una modifica nel corso degli avvenimenti ha prodotto la situazione attuale.

È sbagliato probabilmente parlare di modifiche, per quello che ho in mente, e sarebbe più corretto dire di evoluzione di una situazione, di una normalissima sequenza comune nella vita a tutti. La sequenza è diversa nei singoli casi, ma il meccanismo è identico ed ubbidisce alle stesse leggi, che ovviamente mi sfuggono.

L’attesa di ciò che si teme, ma anche di quello che si spera, ha una durata variabile, sia nel primo sia nel secondo caso, e non so neppure se è sperabile che l’attesa si prolunghi o si accorci. Navigare a vista in alcuni momenti è l’unica mossa consentita, l’unica opzione. Quello che sarà tra un giorno, un mese o un anno è imprevedibile, a maggior ragione quando ci si allontana dal presente. Vale la stessa legge di chi si dedica allo studio meteo. Un avvenimento è fortemente probabile, praticamente certo, ma non è verità assoluta.

Dire che mi aggrappo a ragionamenti non logici è un eufemismo, ma del resto so che la logica non mi spiega ogni cosa, anche se mi aiuta in moltissime situazioni.
Ritorno alla prima volta e, lo ammetto, anche all’ultima, che è la sua faccia speculare temporale di verso opposto. Oltre l’ultima si aprono e si chiudono interi mondi o sconosciuti o tanto a lungo abituali. Ed allora scattano l’egoismo, la sopravvivenza, la solitudine, la riflessione sugli errori, la memoria e la fotografia dei momenti fissati per sempre.
Scatta anche la paura, ovviamente, osservata in modo freddo, un po’ distaccato, per esorcizzarla, ammesso sia possibile.

Ed allora mi racconto una favola, mi ritiro nelle parole scritte di un libro, in un profumo e in un viso.

Una bambina, spaventata da un cane che non aveva mai incontrato prima, non preparata a quell’incontro, e vedendolo più grande e più nero di tutti quelli che aveva visto sino ad allora, si avvicinò alla madre, che stava poco lontano da lei, si nascose dietro le sue gambe e le sussurrò piano, perché il grosso cane non la sentisse: atuio…

                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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