Quando
scende la sera, quando le cose che si dovevano fare si sono fatte, quando
diventa più improbabile una novità spiacevole attraverso le vie usuali di
comunicazione sembra che una coltre copra ed accolga. È un ritorno al tepore
primordiale, quando si è fortunati.
Non
tutti però sono fortunati, anzi, sono decisamente pochi.
Se
da una notte di agosto il terremoto non ti lascia più in pace, non sei tra i
fortunati che possono avere un posto caldo e tranquillo.
Ma
non sono solo i terremotati, molte migliaia, ad essere sfortunati. L’elenco
potrebbe essere lungo, molto lungo. I tanti che hanno perso o stanno per
perdere il lavoro. Tutti quelli che sono stati schiantati da un lutto, ed
ancora si chiedono il perché, e dove sta la giustizia. Chi lotta contro la malattia, ed ha paura, o una
tragica certezza. Chi è arrivato da altri paesi non per portare delinquenza o
inciviltà, ma solo per cercare una terra dove vivere, e non trova accoglienza. I
tanti, troppi poveri, messi al bando dalla società perché giudicati abbastanza
inutili, e un peso. Chi ha subito una violenza ed ora, quando scende la sera,
si ritrova addosso l’ansia, ed il ricordo.
Uscendo
dai nostri confini nazionali quanti sono gli esseri umani che possono dire di
vivere una vita degna? Meno di uno su dieci.
Ed
allora che cosa ci racconta la pubblicità di un’auto importante e costosa che
trova strade sempre libere, di un prodotto che regala l’eterna giovinezza, di
una vita falsa e recitata, come se vedessimo le feste in casa altrui nel
periodo natalizio senza essere stati invitati? A volte la sera fa scendere
anche la tristezza. So che non è una cosa allegra da dire, che sarebbe meglio
raccontare una favola consolatoria. Certo che lo so.
chi vuol esser lieto sia
Silvano
C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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