lunedì 28 novembre 2016

La porta




Ogni giorno che scende in terra io passo per quella stradina perché mi accorcia il percorso e perché, devi saperlo, ci abita una ragazza. Che poi è il motivo principale; se anche dovessi allungare il percorso ci passerei lo stesso.
Di lei so nulla o quasi, e mi va bene così. So che vive al terzo piano di una palazzina di quattro. So che ha una finestra ed una porta finestra, con annesso piccolo balcone, che si affacciano sulla stradina. So che va in bicicletta, ed infatti una sola volta l’ho vista uscire dal portoncino rosso dell’edificio portando a mano una vecchia bici da donna col cestino attaccato al manubrio. In un attimo è salita in sella ed è sparita subito dietro l’angolo, nella strada principale.
Non credo di sapere altro. Né il suo nome, né se lavora e dove, né se magari studia, e neppure se ha amici.

Quando passo resto sempre sull’altro lato della stradina, per sbirciare in alto quei pochi secondi durante i quali posso vedere il suo piano e le sue finestre. Non so che nomi siano scritti sul citofono accanto alla porta, ma non mi interessa. Non so neppure se mi ha mai notato, ma ne dubito. Sarebbe strano in effetti che fosse successo, anche se passo di lì ogni giorno, estate e inverno, feriali e festivi. Ma ci passo solo due volte, andata e ritorno, e sempre senza mai fermarmi. E poi sono anonimo. Non mi vesto in modo particolarmente appariscente, non sono bello o attraente, semplicemente passo per la stradina come centinaia di altre persone lo fanno ogni giorno che scende in terra.

Ed allora dove sarebbe tutto l’interesse per questa situazione inconsistente, dal tuo punto di vista? Nessuno, per te, ovviamente. Per me è diverso. Tu hai mai pensato che un comportamento senza senso potrebbe diventare abitudine, e quindi iniziare, in modo autonomo, a pretendere l’importanza che ritiene di meritare? Non è la ragazza che chiede attenzione. Non ha bisogno di chiederlo, ne sono sicuro. Non sono io che mi sono creato fantasie o ci ho ricamato sopra chissà cosa. Io semplicemente passo di lì ogni giorno e a volte, molto raramente, mi capita di scorgere la sua figura.
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Alcuni giorni fa, forse ricordando un vecchio hobby di gioventù, sono entrato in una cartoleria ed ho comprato un piccolo album da disegno con fogli spessi e ruvidi, una bottiglietta di inchiostro di china, una cannuccia ed alcuni pennini, una scatola metallica con colori ad acquarello e un paio di pennelli.  La china ed i pennini mi sono costati non poco. Erano in una confezione regalo molto raffinata, segno che ormai sono un prodotto che nessuno usa più e rimangono solo per alcuni amanti del genere. A guardarli bene, i pennini, mi sembravano un’imitazione di quelli che ricordavo ma altri in cartoleria non ne avevano, quindi non mi rimaneva altra scelta.

A casa, con calma, mi sono preso un foglio dall’album, ho disegnato con una matita tenera il disegno che avevo in mente, poi, con molta attenzione, ho ricalcato le linee che volevo rimanessero con la china. Ho aspettato che l’inchiostro asciugasse, ho cancellato con una gomma morbida tutti i segni di matita e poi ho soffiato per togliere i residui di gomma. In cucina ho preso un bicchiere con un po’ d’acqua ed un piccolo piattino di tazzina da caffè, poi sono tornato al tavolo ed ho colorato con gli acquerelli, a memoria, il soggetto che avevo in mente. Non è risultato un capolavoro, lo so bene, e non merita alcuna cornice, è evidente, ma quella porta rossa disegnata mi ricorda molto quella reale.


                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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