Essere diffidenti è una scelta
indotta, mai libera. Non si nasce diffidenti, tutt’al più all’inizio si è
egocentrici, autoriflessi, refrattari all’altro solo perché esula ancora dalla
nostra esperienza. Gli anni poi di solito pensano a raddrizzare le tendenze
innate ed impresse nella memoria degli antenati, e modificano il bambino che
ancora non si era aperto al mondo trasformandolo in adolescente ed in adulto,
passo dopo passo.
Negli anni della formazione, che
iniziano in famiglia ma si concludono fuori da questa, tutto si realizza e si
compie, mettendo al loro posto i tasselli, all’inizio ancora senza contorni
precisi. La variabilità e le possibilità sono enormi. Un sì o un no possono
veramente scatenare un tifone a migliaia di chilometri di distanza, ed un atto
di amicizia, o un attacco gratuito e cattivo, seminare, in attesa che cresca, il
futuro ottimista o l’ennesimo stronzo intrattabile e cinico.
Diventiamo tutti maggiorenni e
responsabili, prima o dopo, ma quella sorta di imprinting (il termine è
improprio) resterà, anche se dissimulato, come base del nostro comportamento. Ad
esempio, per restare ad un campo limitato ma essenziale nella nostra vita, il
nostro equilibrio sessuale viene stabilito da episodi che spesso rimuoviamo, ma
che ci fanno poi unici nelle sensazioni e nelle emozioni che andremo a cercare.
Unici ma codificati, perché unici in modo assoluto non potremo mai essere per
qualche aspetto specifico. Ad esempio il sadico, il masochista, l’esibizionista
ed il guardone, il feticista, il consumatore compulsivo di corpi e di diverse
umanità nascono nello sguardo di una bambina o di un bambino, da emozioni
antiche, nella sua curiosità accettata o bloccata.
La stessa fiducia (o la sfiducia)
per gli altri nasce in anni giovanili, e poi si affina, si mimetizza, si rende
palese o si nasconde, si maschera e tenta di sembrare altro. È ammirevole
quello che alcuni sanno realizzare, cioè capire l’animo profondo di chi sta
loro di fronte, ma nulla mi distoglie dal pensare che il grande potere che
hanno queste persone, questa dote naturale non diffusa a tutti, sia in realtà
capacità di manipolazione, che a volte usano a loro vantaggio. A questa considerazione mi spingono due ragionamenti
lontani tra loro. Il primo è di tipo scientifico legato alle modalità dell’osservazione
fisica. Il principio di Heisenberg, l’influenza che la tecnica usata ha sui
risultati attesi e l’impossibilità di essere assolutamente neutri quando si ricerca
sono argomenti che giudico sufficienti, per spiegarmi. Ma voglio ugualmente aggiungere un
esempio. Anni fa ho avuto occasione di assistere al lavoro di un
fotografo dotato di Hasselblad che stava immortalando un insetto. Quello se ne
stava su una foglia, all’apparenza tranquillo, disturbato forse solo dalla luce
artificiale. Quando il fotografo ha fatto scattare l’otturatore
il kla-klank credo l’abbia terrorizzato, e non ha continuato la sua normale
attività.
Al secondo ragionamento mi spinge
il pessimismo. Se una cosa si può fare in modo disonesto, qualcuno certamente
la farà in quel modo, e ne approfitterà a danno altrui. Gli esempi di politici
che scordano di essere solo rappresentanti e servi degli altri si sprecano, e
non li faccio. Mi limito a confermare però che ho visto comportamenti al limite
del plagio e altri, sicuramente più diffusi, di chi ha approfittato
semplicemente della buona fede e della disponibilità.
Adesso la domanda è: la apri
quella porta?
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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