Sulla Treccani leggo: Strenna - Dono che si fa a parenti, amici,
conoscenti, o che una ditta fa a clienti o a dipendenti, in occasione di
festività annuali. Secondo la tradizione romana antica, in origine fu un dono
di carattere religioso e consisteva in un ramoscello colto nel boschetto che
circondava il tempio della dea Strenia (di origine sabina, il cui nome forse
significava «salute»), sulla Via Sacra, e offerto al re. I Romani si
scambiavano tali doni, per augurio, nei giorni di festa, specie alle calende di
gennaio; ai ramoscelli sacri, ai fichi o al miele si sostituirono poi denaro o
vari altri oggetti. Si offrivano s. all’imperatore, anche assente.
È
quindi il tempo giusto, che si creda o meno al significato religioso del Natale,
perché ci viene da una tradizione ancora più antica e che rappresenta un’esigenza
di contatto, di ricordo, di omaggio e vicinanza, oltre che di ringraziamento. Ora
tutto sembra mercificato, ma non è giusto ridurlo a consumismo. Il consumismo
ne approfitta, ci coglie dove siamo più deboli, ci colpisce nei nostri affetti
profondi, alle spalle, e ci fa sentire inadeguati alle immagini della
televisione, del cinema, dei giornali e delle vetrine.
Qualcuno
vorrebbe che questi giorni finissero in fretta. Pure io, a dire il vero (ma per
altri motivi, e con una speranza nascosta) a volte mi trovo a disagio in questi
giorni, ma sono pure giorni belli, e giorni esattamente come tutti gli altri,
cioè da vivere, da far passare nel modo giusto, trovando il tempo per le
persone, da non saltare come se fossero insignificanti o solo un peso.
La
strenna poi mi ricorda quando un mio zio, tanti anni fa, ci portava un pandoro
ed una bottiglia di prosecco, sempre di quelle due marche, le solite, che poi
ho iniziato ad amare. Mi ricorda i vigili urbani, che ricevevano montagne di
regali, o il pacchettino che si dava al postino. La strenna per me è una parola
antica, piena di emozioni e desideri, di cose avute e perdute, di ricordi e
lustrini. Non sono allegro mentre ci penso, ma sento nostalgia, e ora mi viene
da immaginare l’unica strenna che veramente vorrei.
L’unica
(assieme a poche altre, forse).
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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