sabato 5 aprile 2014

Palmira


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Nelle zone di nuova bonifica, e anche nelle aree bonificate qualche anno prima, vengono mandate famiglie che provengono da altre province e anche da altre regioni, e questo perché la popolazione locale non è sufficiente a fornire le braccia necessarie all’agricoltura di queste terre rubate al mare ed alla malaria.
Palmira ha solo sei anni quando la sua famiglia arriva nella casa loro assegnata dalla pianificazione fascista a Jolanda, nella bassa ferrarese. I Posato sono in sei: il padre Aldo, la madre Assunta, i due nonni materni Albino e Seconda, lei, ed il fratello maggiore, Donato.
La mamma aspetta un fratellino, le hanno detto, ma potrebbe anche essere una sorellina. Lei non si rende ancora conto di questa futura novità, troppo presa dal trasloco che ha impegnato per giorni i suoi, ed ora, arrivati nella casa, isolata da tutto e tutti, in mezzo al nulla della campagna, senza una sola montagna all’orizzonte, si mette a piangere. Da Faedis a Jolanda il salto è enorme, le mancano i punti di riferimento, e le mancano specialmente gli amici del cortile di paese, ed il fratello è troppo grande perché possa sentirlo vicino a lei.
I suoi non hanno tempo per seguirla, devono sistemare ogni cosa nell’abitazione colonica piccola ma abbastanza ben organizzata, con un piccolo pozzo e un cortissimo filare di pioppi seminati da poco, un orto rinsecchito e terra a perdita di occhio.
A distanza si scorgono le altre case della bonifica, tutte uguali, tanto che sembrano fatte con lo stampino da sabbia.
Tra meno di un mese inizierà la scuola, e dovrà andare in paese, che è lontano più di tre chilometri. Pare già deciso che Donato aiuterà in casa, e smetterà di studiare, mentre lei, almeno sino alla terza elementare dovrà andare. E dovrà conoscere gente nuova, che non ha voglia di conoscere.
Passa i pomeriggi a giocare con le formiche, a cercare un posto all’ombra, ad allontanare le mosche. La sera poi arrivano nugoli di zanzare, che tra le montagne non c’erano, e deve scappare in casa per evitare di farsi pungere da tutte quelle che passano nel raggio di cento metri.
…………………….

I primi giorni di scuola sono ormai passati, Palmira ora è seduta al suo posto, in un banco di legno altissimo, in terza fila, a destra, vicino al muro. La sua compagna si chiama Lucia, ma di lei sa poco o nulla, è marchigiana, e quando parla non la capisce. Nessuna di loro due parla bene l’italiano, e la maestra ha iniziato a canzonarle quando dicono cose che le altre non capiscono, e così rischiano di diventare lo zimbello di tutta la classe.
Palmira, che al paese se la sapeva cavare in ogni occasione, capisce che non può continuare così. Durante l’intervallo in cortile si avvicina ad una ragazzina che l’ora prima l’aveva presa in giro accusandola con la maestra di qualche cosa che lei neppure aveva capito di cosa si trattasse, e senza dare o chiedere spiegazioni le stampa un calcio fortissimo sulla gamba, tanto che quella cade a terra dolorante ed urlante. I maestri intervengono, la separano dagli altri alunni e la mandano in classe accompagnata da un bidello. Il giorno dopo i genitori sono costretti a venire a colloquio col Signor Direttore, e lei non se la cava facilmente, ma riceve ceffoni e castighi, oltre alla minaccia di provvedimenti più gravi se non cambia.
Ed infatti Palmira cambia. Decide che vuol capire l’italiano, e la matematica, ed imparare a scrivere, prima di tutte le altre, anche di quelle più brave, quelle dei primi banchi. In classe è quella più attenta, quella che alza la mano più spesso, e la maestra è obbligata ogni tanto a farla intervenire, modificando poco a poco la sua opinione su di lei.
Nel giro di alcuni mesi, quando la neve è ancora per terra a coprire i campi e la primavera lontana, quell’alunna montanara un po’ selvatica e stupida è diventata la migliore della classe. Nessuna si azzarda più a prenderla in giro come i primi giorni, e non solo perché se serve sa usare le mani ed i piedi, ma piuttosto perché sa usare ancor meglio la testa.
La sua compagna di banco, la marchigiana, ora è diventata sua amica sul serio. È molto più timida di lei, ed anche un po’ debole, ma Palmira, quando occorre, sa prendere le sue difese, e ne riceve, in cambio, una sincera gratitudine.
Nel frattempo in casa è nata una sorellina, ma è vissuta solo pochi giorni, il tempo di guardarsi appena intorno e poi andar via per sempre.
……..

Palmira e Lucia si vedono ancora, quando l’Italia sta per entrare in guerra, ma hanno famiglie molto diverse, e il fatto che si frequentino non è benvisto da nessuna delle due.
I genitori di Lucia sono fascisti più del Duce, ed un paio dei suoi fratelli hanno fatto parte delle squadre che andavano per le campagne a picchiare i comunisti ed a bruciare le Case del Popolo nei paesi più grossi. Sono diventati famosi, ed ora sono volontari con le truppe italiane in Libia, al seguito del “loro” Governatore, Italo Balbo.
La famiglia di Palmira invece è sempre rimasta lontana dalla politica, molto più portata a cercare di andare d’accordo con tutti ma non con gli attaccabrighe. La loro amicizia si basa su un rapporto personale che supera le differenze di appartenenza, e in realtà Lucia non ha mai accettato la violenza dei fratelli, sentendosi una mosca bianca tra i suoi. E assieme crescono, con le ansie e le paure di tutti, mentre i loro anni più belli stanno per essere spazzati via da una catastrofe più grande di loro.
…………..

Dopo l’otto settembre nessuno, neppure in campagna e lontano dai grossi centri, può dirsi al sicuro. Lucia e Palmira, dopo essere venute a conoscenza di gruppi partigiani attivi nella zona di Comacchio, decidono di mettersi a disposizione di questi che cercano di scacciare i tedeschi dal territorio italiano, e allo stesso tempo di impedire ai fascisti rimasti fedeli al Duce di fare ancora il bello ed il cattivo tempo. Lucia non è accettata subito, ed è solo Palmira che riesce a convincere il responsabile locale garantendo per lei e spiegando che il fatto che venga da una famiglia legata al regime appena caduto la mette in una posizione privilegiata nei confronti di eventuali controlli. E così diventano presto due staffette che si spostano nella bassa in bicicletta, sfidando i posti di blocco e tutti i pericoli di quel momento di guerra civile.


Nel settembre del 1944, mentre Lucia percorre in bicicletta la strada polverosa che porta verso Lagosanto con alcune lettere e informazioni importanti, viene intercettata da una pattuglia tedesca in moto con sidecar (soprannominata Elefant), bloccata, perquisita. Le lettere vengono sequestrate e lei uccisa sul posto con un colpo in testa.
Solo una paio di giorni dopo la notizia della sua uccisione si diffonde, perché i tedeschi, prima di allontanarsi, hanno fatto in modo di nascondere il corpo della ragazza e la sua bicicletta in un cespuglio, ai lati della strada.
Palmira, malgrado la perdita dell’amica, e col dolore che la dilania da dentro, continua sino alla fine della guerra a svolgere il suo pericoloso compito di staffetta.
Solo nel 1946, quando ogni cosa deve andare al suo posto ed i vivi continuare a vivere, lei riprende a studiare e in pochi anni diventa maestra, ottenendo il suo primo incarico esattamente in quella scuola dove aveva iniziato la sua carriera scolastica da alunna in prima elementare, ormai tanti anni prima.

(La storia è parzialmente ispirata a fatti storici, ma senza alcun riferimento a persone realmente esistite. I nomi scelti sono del tutto casuali)


                                                                                                          Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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