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Tanti anni fa, in un paese lontano lontano, CSI e UISP, organizzazioni di propaganda sportiva legate rispettivamente la prima ad ambienti clericali e la seconda al mondo comunista e socialista, non di rado si ritrovavano, con i loro tesserati e responsabili, a collaborare organizzando tornei per permettere ai loro giovani atleti di allenarsi e di giocare, oppure, cosa ugualmente abbastanza comune, le squadre di una organizzazione partecipavano ai tornei organizzati dalla concorrente.
Tanti anni fa, in un paese lontano lontano, CSI e UISP, organizzazioni di propaganda sportiva legate rispettivamente la prima ad ambienti clericali e la seconda al mondo comunista e socialista, non di rado si ritrovavano, con i loro tesserati e responsabili, a collaborare organizzando tornei per permettere ai loro giovani atleti di allenarsi e di giocare, oppure, cosa ugualmente abbastanza comune, le squadre di una organizzazione partecipavano ai tornei organizzati dalla concorrente.
Due giovani allenatori ed organizzatori di una squadra
femminile di pallavolo nata in una parrocchia, e quindi appartenente all’area
CSI, si recarono un giorno nella sede dell’UISP per iscrivere la loro squadra
di ragazze al torneo estivo che quelli avevano programmato per poche settimane più
tardi.
I rapporti di questo tipo erano sempre cordiali, malgrado un
immancabile e prevedibile campanilismo ideale e politico, e lo scontro sul
campo era, oltre che sportivo e quindi formativo, anche molto folcloristico.
Non di rado infatti i cori dei sostenitori, senza molta
fantasia occorre dire, si lanciavano in interpretazioni adattate alla
situazione agonistica.
Quando da una parte si urlava a squarciagola: - Avanti o
Rondini, alla riscossa, delle avversarie, vogliam le ossa…- (il tutto
ovviamente sulla base musicale di Bandiera Rossa), sull’altro lato del campo la
risposta pronta era: - Per i miseri implora perdono, e per le Rondini implora…
pietàààà…- (e qui il Canto eucaristico di riferimento credo sia noto a tutti).
Erano momenti divertenti, il tifo alla fine era decisamente
allegro e gli incidenti legati alle diverse origini ideali praticamente
assenti.
Ma ritorniamo ai due allenatori-accompagnatori nella tana
del lupo. Sbrigate le formalità, anche quella volta semplificate per una forma
di voluta apertura a dimostrazione della loro imparzialità, si ritrovarono a
scambiare qualche idea sullo sport e sui principi ispiratori dell’azione che le
loro organizzazioni portavano avanti.
Uno dei responsabili dell’UISP, dopo discorsi perfettamente
condivisibili e abbastanza pratici, si spinse a spiegare come mai la loro
Associazione non organizzasse campionati, e che rifiutasse un certo modo di
intendere lo sport agonistico e professionistico. Spiegò che alla parola “campionato”
è legata la parola “campione”, che rappresenta quanto di più negativo lo sport
che deve educare i giovani possa esprimere.
Loro non organizzavano campionati, ma rassegne, per
sdrammatizzare la competizione ed allargarla a livello di ognuno.
Una lampadina si accese improvvisa nella mente di uno dei
due ospiti, che per poco non scoppiò a ridere, ma riuscì a trattenersi sino al
momento dei saluti cordiali e formali.
Appena allontanati e saliti sulla 500 quello che per si era
trattenuto sino ad allora finalmente scoppiò in una risata fragorosa.
-
Hai capito cosa ha appena detto quello? –
-
Si, ho capito, non ha tutti i torti, bisogna ammetterlo. Ma perché
ti fa tanto ridere? –
-
Non hai capito, allora. Pensaci. Loro rifiutano la parola
campionato perché è legata a “campione”, però al suo posto usano la parola
rassegna, che, se ragioni, porta a “rassegnato”. Incredibile che non ci abbiano pensato…-
-
Beh, ma … però…..-
A quel punto una risata incontenibile travolse anche l’amico.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie.)
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