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Impossibile contenerlo, si lancia come un ragazzino in ogni impresa o idea che lo colpisce al solo fine di trovare il piacere del nuovo, del mai fatto personalmente, del visto ed ammirato in altri.
Impossibile contenerlo, si lancia come un ragazzino in ogni impresa o idea che lo colpisce al solo fine di trovare il piacere del nuovo, del mai fatto personalmente, del visto ed ammirato in altri.
Ercole sopporta malissimo il suo nome, prima appartenuto al
nonno - che per sua fortuna non si chiamava Benito o Ultimo – ma per il resto
non è particolarmente insoddisfatto. Ha una buona faccia tosta, o semplicemente
non riflette molto sulle conseguenze delle sue azioni, e se un’impresa lo tenta
lui prova a realizzarla. È timido, assurdamente, ma allo steso tempo esibizionista,
e colleziona, inutile dirlo, molti rifiuti, talvolta anche infastiditi.
Tenta e ritenta, però, realizza diversi progetti, e dopo
molti no ottiene sempre qualche sì.
Alcune chiusure sono fisiologiche ed hanno spiegazioni perfettamente
condivisibili: ”Mi spiace, ma abbiamo appena finito i posti”, oppure: “Verrei
volentieri, sai, ma ho già un impegno”, e ancora : “No, non mi interessa, grazie”.
Altre volte invece incassa il colpo a fatica, e questo lo fa recedere dall’idea
iniziale come se non aspettasse altro. Ad esempio, provando a vendere un
contratto per la fornitura di energia elettrica porta a porta, una signora, al
citofono, gli risponde in malo modo, usando parole cattive e spietate che lo
feriscono dentro, facendolo desistere dopo un giorno e mezzo di tentativi
andati quasi tutti a vuoto, ma messi in conto. Quel rifiuto lo denuda nella sua
incapacità, e ne deve prendere atto. Nel giro di poche ore abbandona
ufficialmente quel vicolo cieco.
I tanti no però, ottenuti a tutti i livelli, gli permettono
di crescere, di capirsi meglio, di essere sé stesso e allo stesso tempo di
mostrarsi in modo più diplomatico quando serve. Del resto gli altri non hanno
mica pietà di lui, e quando capita non mancano di dirgli quanto pensano della
sua immaturità ed inconsistenza.
“Tu non vivi”, gli dice in faccia una ragazza, demolendolo
senza appello. Ovviamente se la lega al dito, ma incassa, e ne fa tesoro. Lei ha
avuto il coraggio di dirgli quello che altre nascondevano sotto sorrisi di
circostanza, sotto un velo di pietà e commiserazione, senza aiutarlo né fargli
capire.
Il collezionista di rifiuti, al secolo Ercole Pazzi, qualche
anno dopo, sa di avere un debito di riconoscenza con quella donna sicura di sé,
ma l’ha rimossa tanto bene dalla sua mente che ora il suo viso è sfumato, e
pure il nome non ricorda più. La nostra mente seleziona, lo fa in modo
automatico, è costruita per questo, e quella di Ercole in questo genere di
operazioni è molto allenata.
Raccoglie sempre rifiuti - ora un po’ meno, perché l’esperienza
a qualcosa deve ben servire – e non se ne fa un problema, perché intanto
continua a progettare cose nuove, a sognare, a vedere con la mente cose che
ancora non esistono.
La sua collezione non occupa spazi in casa, né la deve
riordinare di tanto in tanto, semplicemente la tiene, in testa, come una
ramificazione filogenetica, come una sorta di processo di apprendimento per
prova ed errore.
Quando, un giorno, svegliandosi, non avrà più la forza di
sfidare la sorte e cercherà di evitare un nuovo rifiuto, saprà di essere quasi
morto.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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