domenica 27 aprile 2014

Anno domini MCDLX


Guarino Sigismondi parte la notte tra il 3 ed il 4 marzo 1460 per una missione segreta affidatagli da Borso d’Este, Signore di Ferrara, Modena, Reggio e Garfagnana, investito Duca da Federico III durante una sua sosta a Ferrara nel 1452, di ritorno da Roma, dove papa Pio II lo aveva a sua volta incoronato imperatore.
La missione di Guarino deve rimanere segreta anche a costo della morte poiché la dinastia estense persegue un difficile equilibrio di alleanze ed investiture tra papato da una parte e potere imperiale dall’altra, senza mai scordare quel vicino temibile, la repubblica di Venezia, che ormai estende i suoi domini sino alle valli bergamasche da oltre trent’anni.


La Serenissima non deve in alcun modo conoscere lo scopo finale e del suo incarico, che è prima quello di valutare le possibilità pratiche di un progetto ambizioso e poi di organizzare un rapporto commerciale vero e proprio con l’Alta Valle Seriana, in quel momento controllata da un vicario dei veneti.  

Borso non può ignorare gli accordi della Pace di Ferrara del 1433, e quindi sa bene che le sue mire possono rischiare di diventare un serio incidente diplomatico se scoperte, ma è anche a conoscenza che il potere enorme della Serenissima scema sempre più allontanandosi dal dominio di mare, e che un vicario, di nomina locale, forse ha il potere di esaudire il suo segreto desiderio.

  

La valle Seriana Superiore e la valle Brembana Superiore godono di una certa autonomia rispetto al territorio circostante e su questo il Sigismondi, suo uomo di fiducia, può probabilmente contare. A sfavore gioca però il fatto che, anche se eletto dal consiglio locale, è un patrizio veneziano approvato dal Maggior Consiglio lagunare a governare di fatto la zona.

Fonderie a Gromo nel 1666
La fama delle lame di Gromo tuttavia è più forte della consapevolezza dei rischi, e Borso fornisce a Guarino una grossa somma in fiorini fiorentini, per evitare possibili collegamenti con gli Estensi in caso di incidenti durante la missione, e lo fa accompagnare da quattro armati a lui fedelissimi.



Il viaggio è pericoloso, ed attraversare le zone di confine comporta sempre rischi ulteriori, ma in poco più di un mese e mezzo, effettuando spesso deviazioni e soste col solo scopo di depistare eventuali spie e camuffare in ogni modo possibile la loro partenza e la loro destinazione, Guarino ed i suoi quattro uomini giungono in vista delle prime case della Comunità del Borgo di Gromo.

Trovano con facilità, pagando il giusto, una locanda dove prendono alloggio.

Si presentano come mercanti fiorentini che desiderano comprare argento, e sviano così le prime curiosità. Iniziano quindi, con calma, a visitare le fonderie che trattano il metallo prezioso. Ben presto tuttavia cominciano ad interessarsi agli artigiani che forgiano armi bianche di rara bellezza e leggerezza: spade e punte per lance ed alabarde, pugnali e spuntoni.



È quello che stanno cercando: la fama delle armi della valle è ben meritata, e sicuramente sono all’altezza se non migliori di altre lame da guerra prodotte in Spagna, a Toledo, oppure a Solingen, in Renania.

Ora viene la parte più difficile del compito di Guarino, quella di rivelare l’intenzione di acquistare un grosso quantitativo di armi ma, allo stesso tempo, di mantenere segreto il committente, il suo signore e destinatario finale, e questo al fine di ottenere i permessi formali e daziali delle autorità veneziane senza far loro sospettare l’interesse degli Estensi.



Viene fissato un incontro con un intermediario di fiducia del vicario e con un rappresentante delle fonderie, in una piccola casa sul torrente Calia, e l’accordo infine viene raggiunto tra il Sigismondi, emissario degli Estensi, e lo Scacchi, in rappresentanza delle officine di produzione delle lame, col beneplacito ben compensato del fiduciario veneziano.



Il resto della storia scompare nelle nebbie del tempo, e non ci sono prove, oggi, che le armi siano alla fine giunte al castello di San Michele nell’anno del Signore 1460.

Il castello estense in quel momento è già edificato e perfettamente efficiente ma non è ancora la futura sontuosa dimora ufficiale degli Estensi, ed i signori di Ferrara preferiscono risiedere nel vicino e più elegante Palazzo Ducale sino al 1476.




Museo di Gromo – Sala delle armi

(Non sono uno storico, e quindi tutti i personaggi minori sono frutto di fantasia. La storia è una ricostruzione ideale di quanto forse è successo e che con ricerche bibliografiche serie si potrebbe smentire o confermare, modificando ovviamente molto di quanto ho scritto. È un fatto tuttavia che gli Estensi sono stati una delle dinastie più importanti e longeve nella storia europea e che a Gromo si sono prodotte per secoli tra le migliori lame del continente. Io ho solo fatto 1+1. Ringrazio in anticipo quanti, leggendomi per caso, mi daranno indicazioni più precise permettendomi di rendere più aderente ai fatti la mia ricostruzione )
                                                                                Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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