Mi sento poco alla volta sempre più solo. Perdo lentamente le persone che non so e non posso e non voglio sostituire. Tu, invece, ritrovi chi avevi lasciato di qua dove resto e un po' t’invidio. Penso di essere malato gravemente nell’anima, non nel fisico, anche se è il fisico a sostenere la vita che conosco, l’unica della quale ho esperienza. L’altra vita è ipotetica, oggetto di fede e per alcuni di speranza, indimostrabile per via scientifica o con esperimenti ripetibili. Questa vita, mi dicono, è unica, e lo penso pure io. Tu, che da anni richiamo e interrogo, che mantengo a tua insaputa nel presente e che, nell’oggettivo, non mi rispondi mai, sei fortunata se le cose sono come qualcuno immagina. Cerca, se puoi, di parlar bene di me dove vale, e scorda le enormi stupidaggini che mi hai visto fare. Ho sbagliato, spero di non sbagliare anche su questo. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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