Alla domanda nel titolo non ho una risposta sicura, e la mia probabilmente non corrisponderebbe alla tua. Con dolore direi che potrei cedere tutto tranne la vita, senza vita non sarei più io, ma mi sembra un’inutile cattiveria, evito di farlo. Sicuramente potrei abbandonare mille oggetti accumulati nel corso della vita: tanti libri, attrezzature per lavorare il legno, supporti per musica e audiovisivi di ogni genere, la casa, la bicicletta, l’auto, le piante che coltivo in vaso, le fotografie stampate e mai stampate, le collezioni di penne, di sottobicchieri da birra e di bustine di zucchero, i regali che mi hai fatto e quelli che io ho fatto a te, che mi si sono ritorti contro senza che io abbia fatto loro nulla di male. L’elenco potrebbe essere quasi infinito, ma hai capito dove intendo arrivare. E se cedessi la mia memoria? Ecco, quella non posso farlo senza perdermi e diventare un altro. Io sono la mia memoria, il ricordo sono io. E cedere poco alla volta, cioè cambiare lentamente? Quello avviene già, è nell’ordine delle cose, è previsto e naturale. Poi possiedo ciò che non posso dar via o vendere, ad esempio l’ombra, il desiderio non controllabile, il pensiero che arriva imprevisto, il sogno o la posizione che occupo nello spazio. Se rinunciassi o non avessi più queste ultime cose non sarei più io, allora potrei attraversare i muri e ritrovarmi più lontano della più lontana galassia, appartenere alla montagna che vedo dalla finestra o muovermi tra le nuvole anche quando le nuvole non ci sono. Poco alla volta però devo iniziare ad allontanarmi e arrivare alla perfezione per sottrazione. È solo perché non sottraggo mai abbastanza che non sarò mai perfetto, no Viz?
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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