Non è corretto. Non è giusto ammirare solo chi cade e si rialza citandolo come esempio e, al contrario, considerare chi cade e non si rialza più come un perdente indegno di rispetto.
Ci sono molti motivi per accettare anche chi cade, e il primo è che siamo tutti destinati a cadere prima o poi quindi siamo tutti futuri perdenti in quest’ottica distorta.
Un secondo motivo è che s’ignora la pietà e così si toglie responsabilità agli altri, si attribuisce ogni colpa a chi cade per un qualsiasi motivo e si sollevano i fortunati dal bisogno di pensare a cosa potrebbero fare per chi ha bisogno di aiuto.
Un terzo motivo è legato alla libera scelta di decidere diversamente e non raramente quello che ci appare dall’esterno come rinuncia a combattere per la vita è solo il bisogno di cambiare prospettiva o modello di riferimento. Resistere su una posizione discutibile è peggio che abbandonare e riaggiustare il tiro. Non si tratta neppure di arretrare, per utilizzare una terminologia militare, ma semplicemente di fare altro che prima si riteneva non adatto.
E poi non bisogna ignorare che arriva la stanchezza, prima o poi anche quella si presenta. Non desiderare di rialzarsi vuol dire in quel caso accettare il proprio destino, a volte anche in modo inconsapevole ma naturale. Resistere diventa in certe condizioni quasi patetico o ridicolo, poco dignitoso e per nulla naturale. Il leone sa ritirarsi quando è arrivata l’ora mentre alcuni esseri umani continuano a voler sembrare giovani e non sanno illudere neppure se stessi.
Dal punto di vista della matematica del probabile si tratta di una semplice curva gaussiana, e la matematica è una disciplina nota per non essere un’opinione.
Buon pomeriggio, Viz, sai perfettamente a cosa mi riferisco ma sono cose nostre.
Silvano C.©
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