martedì 22 maggio 2018

Quando la primavera diventa autunno



Il giorno perfetto, la stagione giusta, l’instabilità assoluta e l’indecisione continua davanti ad ogni bivio che la vita pone, compresa quella primaria che ci si presenta quando bisogna scegliere se procedere o se tornare indietro. Sembra che nulla sia lasciato al caso o al libero arbitrio, secondo alcuni neuroscienziati in odore di ateologia.
Ed io, che indeciso sono come mai prima, mi barcameno senza alcun desiderio di sposare l’uno o l’altro dei massimi sistemi. Tento di farmeli amanti occasionali, a mio insindacabile giudizio, seguendo un bisogno profondo e senza intenzione di essere fedele a nessuno di loro. Sbaglierò? Quasi certamente, esattamente come ogni essere umano che io abbia sino ad oggi conosciuto. Non ho trovato una sola donna o un solo uomo, in tanti anni, esente da errori talvolta persino ridicoli, alcuni inconfessabili, altri noti a tutti ma stranamente non ai diretti interessati.
Quindi sbaglio allegramente (per finzione, certo, perché non sono per nulla sereno) e continuerò a sbagliare, a negare l’evidenza ed il buonsenso.
Oggi è stata una giornata di quelle che avrebbero potuto essere calde in modo soffocante ed invece è stata mite come temperatura, e piovigginosa dal punto di vista degli eventi metereologici. Tempo autunnale nel mese mariano, quando ad una certa ora della sera mi arriva dalle campane non lontane anche da te la musica che si diffonde solo in questo mese.
Io non so distaccarmi dalle cose che hai amato o anche solo usato. Ieri chi conosci molto bene mi ha chiesto un tuo trolley, ed io sulle prime ho detto sì. Ora però l’ho rivisto, messo al suo posto da te, o forse da me, vuoto, in ordine, dopo che lo avevi usato per il tuo ultimo viaggio in treno, sicuramente non dopo il 2015, forse pure prima.  E tu te lo portavi dopo averlo sistemato con le tue cose, e lo usavi perché non hai mai amato viaggiare da sola in auto. E ricordo quando ti accompagnavo in stazione e poi ti venivo a riprendere, al ritorno. Quei pochi giorni di lontananza ma a breve distanza telefonica li vivevo come momenti di massima libertà. Che idiota che ero. E poi la tua voce al telefono mi piaceva sentirla, quando ci si telefonava. Ed ora ho promesso di dar via quella valigia con le ruote, che quasi certamente io non userò mai. Tu probabilmente la daresti, ora. Andrebbe in mani giuste, perfette, conosciute. Io però non amo questa perfezione, e mi sono già pentito della promessa.  Cosa farò adesso, io che non so separarmi dalle cose perché le cose sono anche le persone, e le cose che sono le persone che amo non le voglio perdere?
Non so nulla, e nulla è perfetto come dovrebbe, ma dolorosamente instabile e fonte di continui dubbi. So che non posso ritrovarti, qui, ma ugualmente ti trattengo anche non lasciandoti portar via il trolley.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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