Il giorno perfetto, la stagione giusta, l’instabilità
assoluta e l’indecisione continua davanti ad ogni bivio che la vita pone,
compresa quella primaria che ci si presenta quando bisogna scegliere se
procedere o se tornare indietro. Sembra che nulla sia lasciato al caso o al
libero arbitrio, secondo alcuni neuroscienziati in odore di ateologia.
Ed io, che indeciso sono come mai prima, mi
barcameno senza alcun desiderio di sposare l’uno o l’altro dei massimi sistemi.
Tento di farmeli amanti occasionali, a mio insindacabile giudizio, seguendo un
bisogno profondo e senza intenzione di essere fedele a nessuno di loro. Sbaglierò?
Quasi certamente, esattamente come ogni essere umano che io abbia sino ad oggi
conosciuto. Non ho trovato una sola donna o un solo uomo, in tanti anni, esente
da errori talvolta persino ridicoli, alcuni inconfessabili, altri noti a tutti
ma stranamente non ai diretti interessati.
Quindi sbaglio allegramente (per finzione, certo,
perché non sono per nulla sereno) e continuerò a sbagliare, a negare l’evidenza
ed il buonsenso.
Oggi è stata una giornata di quelle che
avrebbero potuto essere calde in modo soffocante ed invece è stata mite come temperatura,
e piovigginosa dal punto di vista degli eventi metereologici. Tempo autunnale nel
mese mariano, quando ad una certa ora della sera mi arriva dalle campane non
lontane anche da te la musica che si diffonde solo in questo mese.
Io non so distaccarmi dalle cose che hai
amato o anche solo usato. Ieri chi conosci molto bene mi ha chiesto un tuo trolley,
ed io sulle prime ho detto sì. Ora però l’ho rivisto, messo al suo posto da te,
o forse da me, vuoto, in ordine, dopo che lo avevi usato per il tuo ultimo
viaggio in treno, sicuramente non dopo il 2015, forse pure prima. E tu te lo portavi dopo averlo sistemato con
le tue cose, e lo usavi perché non hai mai amato viaggiare da sola in auto. E ricordo
quando ti accompagnavo in stazione e poi ti venivo a riprendere, al ritorno. Quei
pochi giorni di lontananza ma a breve distanza telefonica li vivevo come
momenti di massima libertà. Che idiota che ero. E poi la tua voce al telefono
mi piaceva sentirla, quando ci si telefonava. Ed ora ho promesso di dar via
quella valigia con le ruote, che quasi certamente io non userò mai. Tu probabilmente
la daresti, ora. Andrebbe in mani giuste, perfette, conosciute. Io però non amo
questa perfezione, e mi sono già pentito della promessa. Cosa farò adesso, io che non so separarmi
dalle cose perché le cose sono anche le persone, e le cose che sono le persone
che amo non le voglio perdere?
Non so nulla, e nulla è perfetto come
dovrebbe, ma dolorosamente instabile e fonte di continui dubbi. So che non
posso ritrovarti, qui, ma ugualmente ti trattengo anche non lasciandoti portar
via il trolley.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.