Già, un altro giorno arriva a sera, e un’altra
pagina del diario deve essere scritta. A volte non rispetto questo impegno che
mi son preso liberamente, ma solo perché mi perdo altrove, non perché ti voglia
fare dispetti. E poi quando parlo di dovere in realtà dico una falsità. Nessuno
mi obbliga, sono io che desidero farlo. Mi serve.
Oggi siamo tornati a Resia. Ricordi quando ci
passammo, qualche anno fa? Volevo rivedere quel campanile, capire meglio la
storia di tante persone costrette a lasciare le loro case, sradicate dalla loro
comunità e poi costrette a spostarsi altrove. Alcune di poche decine di metri,
altre in paesi vicini, altre ancora spinte ad allontanarsi per sempre dalla loro
terra.
E allora vedemmo solo quel campanile che sorge assurdamente dal lago, io vi scattai qualche foto, e fu per noi una semplice attrazione turistica.
E allora vedemmo solo quel campanile che sorge assurdamente dal lago, io vi scattai qualche foto, e fu per noi una semplice attrazione turistica.
Oggi so che pure un cane rimase senza il suo
posto per riposare, e che i vecchi non hanno mai più potuto guardare quell’acqua
senza piangere.
I giovani, invece, che hanno il futuro
davanti, possono vedere le nuove e diverse opportunità di questo mutamento
tragico, possono permettersi di non avere memoria. E così avranno,
immancabilmente, l’occasione di fare errori simili, nel corso della loro vita.
E noi
siamo tornati per visitare il museo dell’Alta Val Venosta che allora ci sfuggì. Come ti è
sembrato?
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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