Le mie radici non esistono, lo capisco solo
ora. Leggo o ascolto sempre più spesso che l’uomo non ha radici come le piante,
ed è un’osservazione talmente banale che prima non ci avevo mai pensato a
sufficienza. Qualcuno associa alle inesistenti radici umane il concetto campato
in aria delle nostre razze (come se noi avessimo razze alla stregua dei cani).
Qualcun altro si lancia in operazioni per lo più lodevoli di recupero delle nostre
tradizioni, della nostra cultura storica, col rischio tuttavia di
ridimensionare l’importanza delle altre culture, degli altri popoli che vivono
in altri paesi, e di considerare la nostra cultura come la più meritevole di
tale nome. Eppure basterebbe aver vissuto almeno un po’ oltreconfine, o anche
solo in una diversa regione o città, per capire che questo concetto ha, nel
fondo, grossi motivi per dubitarne. Quante guerre sono scoppiate per questo? Quante
incomprensioni resistono ancora oggi nelle terre di confine, naturalmente e
giustamente ambigue?
Ma io smetto per questo di amare Ferrara? No.
Ferrara rimane il luogo nel quale sono nato, anche se la mia Ferrara non è una
sola, ma ha mille diversi volti legati alle persone ed al tempo ed al mio stato
d’animo. In questi giorni, a proposito, si parla di stati d’animo esattamente
in una mostra al Palazzo dei Diamanti (sino al 10 giugno, chi può vada a Ferrara a visitarla). E non smetto di amare il Trentino, che mi ha accolto. Né i
luoghi che ho visto con te, ed amato con te, e nei quali ora il tornare mi
farebbe male ma sarebbe, anche, un far la pace col nostro passato, che vorrei
conservare scordando il dolore. Ieri ho soffiato via il dolore, e non so se l’operazione
mi è riuscita, vedrò in futuro.
Oggi le mie radici sono le nostre, sono ciò
che ho fatto con te ovunque questo sia successo, oppure ciò che ho fatto quando
sapevo che tu eri presente, viva e raggiungibile, anche solo con una
telefonata. Sono stato sempre consapevole di questo? No. Lo ero in modo inconscio,
e ci contavo come impostazione di base. Ora che la cosa è andata come era
destino lo so, e non mi va di cercare altro.
Mi muovo, cammino, e ad ogni passo le mie
radici vengono con me.
Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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